Teramo: l’UnderSeis nei laboratori del Gran Sasso

Teramo: l’UnderSeis nei laboratori del Gran Sasso

Auscultare il cuore della Terra e la roccia su cui viviamo, si può fare. La Terra è viva, il suo cuore batte di energia nucleare (decadimento radioattivo) ed elettro-magnetica. In Italia siamo letteralmente “strizzati” da placche tettoniche e faglie altamente pericolose, è l’ora che il diritto, i politici e gli amministratori pubblici se ne rendano definitivamente conto nel “governo” delle nostre città. Gli scienziati fanno già il loro dovere che non è di natura “profetica” ma scientifica ed economico-finanziaria nel reperimento dei fondi necessari ai loro esperimenti galileiani. L’epoca di Star Trek è ancora lontana. Alla ricerca dell’onda perfetta, dello stile di rottura della faglia, del modello matematico più raffinato in grado di descrivere magnificamente il fenomeno sismico e di fare la differenza rispetto alle nostre attuali conoscenze, in prima linea troviamo i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Istituzioni pubbliche. Grazie a Dio ed alla tecnologia, fortunatamente illesi sono il personale e le strutture dei Laboratori del Gran Sasso dove sanno molto bene cosa sono i terremoti. Immaginate una densa rete di sensori e sismografi disposti a raggiera presso le sale e le gallerie che costituiscono i Laboratori sotterranei di Fisica Nucleare del Gran Sasso, con un\’apertura di circa 400×600 metri. Essa costituisce un’antenna sismica a piccola apertura angolare e grande precisione: è installata in una regione sismicamente attiva dell’Appennino centrale italiano, nelle vicinanze di una serie di faglie.
Il progetto prevede 20 sismometri a 3 componenti ad alta sensibilità e corto periodo (banda 1-50 Hz). La spaziatura media tra i sismometri è di 90 m e permette di risolvere lunghezze d\’onda nell\’intervallo 180-500 m, corrispondenti a velocità di fase nell\’intervallo 0.2 – 10 km/s. Il professor Roberto Scarpa dell’Università di Salerno, responsabile dell’esperimento, ci rivela in esclusiva che “il progetto UNDERSEIS, attualmente gestito dal mio gruppo all\’Università di Salerno, è un sistema di formato da 20 stazioni sismiche ad elevata sensibilità concepito per lo studio dei processi dinamici attivi nella regione appenninica”. Osserviamo questi dati: cosa indicano, prof. Scarpa? “Sono le registrazioni giornaliere, ad una delle stazioni dell\’antenna, nei giorni 5 e 6 aprile 2009. Si evidenziano la relativa calma il giorno precedente, e la scossa principale, seguita da numerose repliche. L\’elaborazione continua per la verifica sistematica di eventuali anomalie non solo della sismicità ma delle vibrazioni di fondo (ricerca di segnali coerenti nel tremore), ai fini di rilevare debolissimi segnali legati sia alla fratturazione sismiche che asismica”. L’elaborazione dei dati del sistema UNDERSEIS non è effettuabile in linea perché legata non ad un programma di monitoraggio ai fini di Protezione Civile ma solo di ricerca di base. “D’altra parte i dati sismologici sono utilizzabili solo ai fini di prevenzione, per caratterizzare la sismicità di un territorio, e non per la previsione. Questa rimane ad oggi solo un obiettivo di ricerca coronato più da insuccessi che da successi. I media spesso, dopo il verificarsi di queste calamità, riportano casi di previsione, sempre risultati inefficaci dopo attenta verifica scientifica. Basti ricordare il metodo VAN, così pubblicizzato per anni ed anche ritenuto valido da personalità nel campo, che ha mostrato correlazioni inesistenti con i terremoti”. Per quanto riguarda la situazione di Teramo, ed in generale di tutte le altre regioni sismiche italiane, “il mondo scientifico non può dare rassicurazioni ma solo invitare a tenere presente che viviamo, per la quasi totalità dell’Italia, in zona a carattere sismico (fortunatamente modesta se rapportata alle regioni della zona circumpacifica). Bisognerebbe prestare maggiore attenzione ai controlli sulle costruzioni ed alla normativa antisismica”. Inizialmente è stata effettuata una dettagliata analisi sulle proprietà del rumore di fondo, calcolando spettrogrammi su una finestra temporale di 20 giorni. Successivamente è stata studiata la correlazione spaziale del rumore di fondo, in funzione della frequenza, su finestre temporali notturne e diurne. “I risultati ottenuti sono stati usati per selezionare la banda di frequenza su cui effettuare l’analisi multicanale delle tracce sismiche. E’ stata poi sviluppata una procedura automatica di analisi del segnale basata su criteri di soglia dello spettro di potenza del vettore Slowness, calcolato utilizzando l’algoritmo MUSIC. L’applicazione di questa procedura sulle registrazioni continue effettuare durante il 2005 ha consentito la selezione di circa 500 terremoti. Molti di essi (270) sono eventi locali con magnitudo compresa tra 1.5 e 2 e circa il 10% di essi non sono inclusi nel catalogo INGV. Ciò indica che UNDERSEIS fornisce un significativo miglioramento alla completezza del catalogo. In seguito è stata condotta un’analisi multicanale più raffinata, che ha permesso una robusta e precisa stima della direzione di arrivo del campo d’onda attraverso l’array. Mediante la misura dell’azimuth della direzione di propagazione e dei ritardi S-P sono state effettuate localizzazioni epicentrali precise”. Un “array” sismico è costituito da un set di sismografi distribuiti su un’area della superficie della terra in uno spazio sufficientemente limitato cosicchè la forma d’onda del segnale può essere correlata tra i sismometri adiacenti. “Questo strumento geofisico, installato nei laboratori sotterranei del Gran Sasso (Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), è situato in una zona sismica dell’Appennino centrale. Esso ha l’obiettivo di monitorare la radiazione sismica con elevata sensibilità; è un array sismico di piccola apertura composto da 20 sismometri a tre componenti a corto periodo (Mark L4C-3D)”. Array di sismometri sono usati per lo studio della struttura della terra su scala globale, regionale e locale, per lo studio dei processi sorgente dei terremoti, esplosioni nucleari e, più recentemente, per l’analisi di segnali complessi associati all’attività vulcanica. “Il principale vantaggio di un array sismico consiste nella capacità di rivelare piccoli segnali attraverso uno “stack” della forma d’onda. L’attività sismica dell’Appennino centrale, ed in particolare nella regione del massiccio del Gran Sasso, nonostante gli eventi tragici di queste ore, è relativamente bassa se paragonata ad altre aree europee sismicamente attive, come la Grecia centrale. Sono stati monitorati tre sciami sismici nell’agosto 1992, nel giugno 1994 ed ottobre 1996, con il più grande tra questi eventi avente ML=4.2”. Questi sciami costituiscono gli eventi più intensi avvenuti dopo il 1985 nella stessa regione. “In media, circa un microterremoto al giorno di magnitudo ML=1 all’interno di 20 km di raggio dai L.N.G.S.-I.N.F.N., avvengono. Le strutture esistenti nei laboratori, oltre alle caratteristiche sismotettoniche, fanno di esso un eccellente sito per lo studio riferito allo sviluppo di tecniche ad alta sensibilità per la rivelazione di precursori sismici”. La configurazione ottimale di un array è ottenuta, generalmente, attraverso un compromesso tra il bisogno di avere un campionamento coerente del campo d’onda ed il bisogno di un’adeguata risoluzione azimutale, la quale richiede un’antenna (array) a larga apertura. “Comunque, nella scelta, si è stati limitati dalla geometria e le dimensioni dei laboratori, cosicchè si è deciso di partire con 20 ricevitori. Per questo, Underseis ha una piccola apertura (400 x 600 m) ed una spaziatura media tra i sensori di circa 90 m, che permette di risolvere lunghezze d’onda nell’intervallo tra 1800-500 m che corrispondono a velocità di fase tra 0.2 e 10 km/s (la risposta in frequenza è nel range 1-20 Hz)”. Il principale vantaggio di questa configurazione geometrica è il miglioramento del rapporto segnale-rumore e la possibilità di eseguire una dettagliata analisi di propagazione e composizione dell’onda. “L’array è pienamente operativo dal maggio 2002. La configurazione attuale consiste di 20 elementi, ognuno equipaggiato di un sismometro MARK Product L4C-3D, 1 Hz, 3 componenti. Il segnale sismico è digitalizzato localmente ad ogni stazione sismica con un range dinamico di 24 bit ed una frequenza di campionamento di 100 Hz. La sincronizzazione del dato è ottenuta grazie all’utilizzo di un oscillatore di precisione che trasmette l’impulso UTC sincronizzato che proviene da un orologio atomico alle varie schede AD presenti alle diverse stazioni. I pacchetti di dati sincronizzati sono quindi inviati via cavo seriale ad un set di 5 PC industriali (PC nodali), i quali sono connessi attraverso una rete ethernet ad un server centrale ed ad un calcolatore on line. progetto dei componenti hardware e software di UnderSeis è partito negli anni 90; negli anni successivi il sistema è stato migliorato attraverso uno sforzo tecnologico in collaborazione tra gli ingegneri dell’Università di Granada (Spagna), l’Università de L’Aquila (oggi il team lavora per l’Università di Salerno) e l’I.N.G.V. (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)- Osservatorio Vesuviano”. Un programma in c-shell è stato scritto per la selezione automatica dei dati. Questo programma è eseguibile su un calcolatore dedicato Linux ai L.N.G.S.. Come lavora il programma? “Lavora come segue: dieci minuti dopo ogni cambio dell’ora (ossia qualche minuto dopo che il server centrale chiude il file orario di registrazione dei dati), il programma si connette al server dell’array e scarica tutti i files relativi alle varie stazioni ed all’ora stabilita; converte questi files in formato SAC; esegue l’algoritmo MUSIC (multiple signal correlation analysis), calcolando il vettore di slowness, lo spettro, l’azimut di propagazione del campo d’onda ed i parametri di correlazione, per i files convertiti. MUSIC è eseguito su una finestra temporale scorrevole di 2 s (con il 50% di sovrapposizione). La griglia di ricerca della slowness varia da -0.5 a 0.5 s/km con passo di 0.02 s/km sia nella direzione x che in y; esegue una procedura a soglia per lo spettro di potenza della slowness; se viene rilevato un picco, viene scritto un file di informazione, ed i files dati in formato SAC sono “tagliati” attorno al picco (50 s prima e 100 s dopo il picco) per far si che il terremoto cada nella finestra selezionata e salvati come nuovi files in una nuova directory”. Dopo aver selezionato ed immagazzinato i dati, si esegue un’analisi più raffinata. Cosa fate? “Ad ogni evento selezionato vengono contrassegnate manualmente da un operatore le varie fasi del terremoto. Il programma MUSIC viene nuovamente eseguito con una griglia si slowness più fine (-0.24 a 0.24 s/km con passo 0.004 s/km nelle direzioni x ed y). Questo metodo permette una più robusta e precisa stima della direzione di arrivo dell’onda piana che attraversa l’array. Misure di azimut di propagazione e di differenza temporale S-P sono successivamente usati per valutare la posizione epicentrale dell’evento”. L’array temporaneo di Fontari (FonArray) è collocato a Campo Imperatore? “Dagli inizi di giugno 2007, un array temporaneo di superficie, composto da 6 stazioni, è stato installato nella piana di Fontari, vicino a Campo Imperatore (1950 m sul livello del mare). Esso è stato installato con buona approssimazione sulla verticale al di sopra di UnderSeis. I dettagli tecnici, sono: 6 sismometri a corto periodo 3D Lennartz LE 3D Lite a 1 Hz, 18 canali, dischi magneto-ottici (512 Mb) o memory cards (1 Gb, 2Gb or 5Gb) per l’immagazzinamento dei dati, alimentazione a 12 V tramite pannelli solari e batterie, campionamento a 125 Hz. Quattro stazioni sono state installate all’interno di garages o vecchie costruzioni, mentre le restanti due sono state installate all’aperto. L’acquisizione è durata circa sei mesi, da giugno a novembre 2007. I dati di FonArray possono essere usati per una serie analisi, specialmente se analizzati assieme a quelli di UnderSeis. Argomenti per future attività di ricerca possono essere riassunti come segue: analisi di rumore sismico con tecniche d’array per la valutazione di un modello di velocità superficiale; comparazione del rumore sismico registrato con FonArray e quello registrato ad UnderSeis; analisi di terremoti con varie tecniche, dando particolare importanza agli eventi registrati in coincidenza tra i due array; studi di polarizzazione delle onde primarie e secondarie per terremoti locali e regionali; analisi in polarizzazione del rumore sismico”.
Quali sono le potenzialità dello strumento Infn-Ingv Underseis? “L’array sismico a piccola apertura è un potente strumento ad alta sensibilità, progettato ed installato presso i L.N.G.S.: Underseis fornisce un unico sistema di monitoraggio per indagare sull’attività sismica dell’Appennino centrale ed in particolare del massiccio del Gran Sasso e dell’intera regione Abruzzo. La posizione dell’array all’interno dei laboratori, assicura un soglia di detezione molto bassa (M=1.0) con un elevato rapporto segnale-rumore. I dati dell’array possono essere usati per tracciare una mappa dell’attività sismica, utilizzando la procedura automatica. Questo sistema fornisce importanti informazioni sulla struttura della velocità dell’onda sismica nei pressi dell’array e lungo la zona sismogenetica. Le analisi svolte confermano che la risoluzione dell’array Underseis permette analisi in tempo reale della sismicità di bassa e media intensità. Queste capacità aprono nuovi scenari nella definizione delle strutture sismogenetiche, unitamente a studi dell’inomogeneità della crosta terrestre e dei processi sorgente”.
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Pop y rock en versión coral, en la UGR

El Coro Ars XXI, dirigido por Ángel Moreno Martín, ofrece un concierto en la UGR con el título “El crimen del siglo”. Se trata de un recital de pop y rock en versión coral con el que se cierra el ciclo “Otras músicas” programado por la Cátedra “Manuel de Falla”, de la Universidad de Granada.

En el concierto, sólo con voces, se ofrecen versiones de grandes clásicos del siglo XX, como The Beatles, Queen, Supertramp, Compay Segundo, Luis Eduardo Aute o Víctor Jara, entre otros, tendrá lugar en el Aula Magna de la Facultad de Medicina, el jueves, 16 de abril, a las 20 horas.

El Coro Ars XXI nació a partir de la iniciativa de un grupo de amantes de la música a capella con una dilatada experiencia en el campo de la música coral. De hecho sus componentes han sido miembros de otras formaciones granadinas en cuyo seno se han formado como coralistas.

Desde su fundación, centra su actividad en el estudio, interpretación y difusión de la música de cámara, principalmente a capella, manteniendo desde el primer momento un espíritu de crecimiento y mejora permanente en la interpretación de obras que abarcan desde el renacimiento hasta los tiempos actuales. Asimismo, una de las ideas básicas de la actividad coral de este grupo es la de confeccionar y realizar programas que aporten “algo novedoso” dentro del panorama coral “clásico” que conforman agrupaciones del mismo tipo. En ese sentido se puede citar, a modo de ejemplo, el redescubrimiento de la misa “In exitu Israel” del autor oscense Diego de Pontac.

Actividad

Concierto: “El crimen del siglo”. Pop y rock en versión coral
Grupo: Coro Ars XXI
Lugar: Aula Magna de la Facultad de Medicina
Día: Jueves, 16 de abril
Hora, 20 horas
Organiza: Cátedra “Manuel de Falla”, Centro de Cultura Contemporánea, Vicerrectorado de Extensión Universitaria. UGR
Entrada: Libre (limitada al aforo del recinto)

Referencia
Profesor Joaquín López González
Director de la Cátedra Manuel de Falla. Universidad de Granada
Tel. 958246373 | 958 243484
Correo e. jologon@ugr.es


Una experta desgrana las diferencias, desde un punto de vista científico, entre el cerebro de un hombre y el de una mujer

¿En qué se diferencia, desde un punto de vista científico, el cerebro de un hombre del de una mujer? A esta pregunta, tan cuestionada por la Ciencia a lo largo de la historia, tratará de dar respuesta la conferencia “Cerebro de hombre / Cerebro de mujer. Análisis crítico de los discursos científicos sobre las diferencias sexuales”, que ofrecerá mañana jueves, 16 de abril, la profesora de la Universidad de Zaragoza Mª José Barral Morán.

La conferencia tendrá lugar en el Salón de Actos del Centro de Documentación Científica, a las 18.30 horas, y está organizada por el departamento de Historia de la Ciencia, el Instituto de Estudios de la Mujer y el Instituto de la Paz y los Conflictos de la Universidad de Granada.

Previamente, por la mañana, la profesora Barral participará en una clase de la asignatura Historia de la Medicina a los alumnos de segundo curso de Medicina, donde impartirá una sesión titulada: “Androcentrismo en las representaciones anatómicas del cuerpo humano en los siglos XX y XXI”.

Mª José Barral Morán es doctora en Medicina y Cirugía, y profesora titular de Anatomía y Embriología Humanas de la Facultad de Medicina de la Universidad de Zaragoza. Es miembro del Seminario Interdisciplinar de Estudios de la Mujer (SIEM) de dicha Universidad desde su fundación, del que ha sido coordinadora entre 1995-1999. Miembro de la Comisión Asesora «Mujer y Ciencia» de la Consejería de Ciencia, Tecnología y Universidades del Gobierno de Aragón desde 2006.

Convocatoria

DÍA: Jueves, 16 de abril
HORA: 18,30 horas
LUGAR: Salón de Actos del Centro de Documentación Científica (C/ Rector López Argüeta, junto a la Facultad de Políticas)

……………………………………………………………………………………………………….

Referencia
Profa. Teresa Ortiz Gómez
Dpto. Historia de la Ciencia e Instituto de Estudios de la Mujer de la Universidad de Granada
Tel. 958243513 | 958243512 | 958248366
Correo e. tortiz@ugr.es


20 Minutos

Pág. 7: Aceptamos bien el divorcio
Pág. 13 – Cartas a los lectores: El plan Bolonia no era obligatorio
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Ideal

Pág. 3: España y Brasil abanderan el buen \»ver\» del divorcio
Pág. 15: Jornadas sobre nuevos métodos docentes en la Universidad de Granada
Pág. 20 -Publicidad: Sácale partido a tu biblioteca !actualízate!
Pág. 39: Una medalla a las aulas del sudor
Pág. 53: \»Por desgracia el contenido poético de la Alhambra pasa desapercibido\»
Pág. 60: Conferencia / \»Emilio Orozco y la poesía barroca\»
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La Opinión

Pág. 9 – Publicidad: Sácale partido a tu biblioteca !actualízate!
Pág. 28: Nuevas moléculas frente al cáncer
Pág. 34: España es el segundo país que mejor acepta el divorcio
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Granada Hoy

Pág. 12: Un estudio de la UGR revela que España es el segundo país que mejor ve el divorcio
Pág. 23: Jornadas / La última novedad en pedagogía
Pág. 25: Emilio Orozco y la poesía barroca en la Universidad
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España es el segundo paí­s del mundo donde el divorcio está mejor aceptado

España es el segundo paí­s del mundo donde el divorcio está mejor aceptado

Sólo Brasil supera a nuestro paí­s, que se encuentra muy por delante de los del norte de Europa, tradicionalmente considerados más liberales en la aceptación social del divorcio. Esta investigación ha sido realizada en el Departamento de Sociologí­a de la Universidad de Granada
España es el segundo paí­s del mundo donde el divorcio está mejor aceptado socialmente, y sólo es superada por Brasil. Además, el 79 por ciento de los ciudadanos españoles creen que, cuando una pareja no es capaz de solucionar sus problemas conyugales, el divorcio es la mejor solución, lo que coloca a nuestro paí­s muy por delante de los paí­ses del norte de Europa, tradicionalmente considerados más liberales.
Todos estos datos pertenecen al estudio «La percepción social del divorcio en España», publicado en la Revista Española de Investigaciones Sociológicas (Reis) por el profesor Diego Becerril Ruiz, del Departamento de Sociologí­a de la Universidad de Granada, que también refleja que la aceptación del divorcio ha aumentado en nuestro paí­s durante la década de los noventa.
Este trabajo, realizado a partir de datos procedentes de una completa revisión bibliográfica, revela que los jóvenes, en contra de lo que pudiera parecer, no son el sector de población que más apoya el divorcio como solución. «Son quienes más en desacuerdo se muestran con él -apunta Becerril-, quizás porque estas generaciones han nacido dentro del divorcio y han podido vivir, en mayor o menor medida, los procesos de ruptura».

Diferencias según el estado civil
El estado civil también define situaciones claras en cuanto a la aceptación del divorcio. Así­, como es lógico, los divorciados y separados son los que están de acuerdo en mayor medida, mientras que los viudos son los que se muestran más en desacuerdo. Además, en cuanto a ideologí­a, los más cercanos a posiciones de extrema izquierda son quienes más de acuerdo están con que el divorcio es la solución a un matrimonio conflictivo, mientras que cuanto más hacia la extrema derecha se sitúa el individuo, mayor es su desacuerdo.
En su trabajo, Becerril también ha analizado los datos de la Encuesta Mundial de Valores, según la cual, para los españoles, «el divorcio es el comportamiento más justificable» de entre una serie de comportamientos sociales propuestos, como la prostitución, el aborto o la eutanasia. Con una media de 6,42 sobre 10, el divorcio es el más aceptado, seguido de la homosexualidad, con un 6,17.
En el otro lado de la balanza y frente a la gran aceptación de divorcio en España, el trabajo del investigador de la UGR ha puesto de manifiesto que Japón es el paí­s (de los 35 analizados) donde el divorcio está peor aceptado socialmente (con poco más de un 30% de los encuestados a favor), seguido de Filipinas y Estados Unidos.
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España es el segundo país del mundo donde el divorcio está mejor aceptado socialmente, según un estudio

España es el segundo país del mundo donde el divorcio está mejor aceptado socialmente, según un estudio

España es el segundo país del mundo donde el divorcio está mejor aceptado socialmente, y sólo es superada por Brasil. Además, el 79 por ciento de los ciudadanos españoles creen que, cuando una pareja no es capaz de solucionar sus problemas conyugales, el divorcio es la mejor solución, lo que coloca a nuestro país muy por delante de los países del norte de Europa, tradicionalmente considerados más liberales.

Todos estos datos pertenecen al estudio La percepción social del divorcio en España, publicado en la Revista Española de Investigaciones Sociológicas (Reis) por el profesor Diego Becerril Ruiz, del Departamento de Sociología de la Universidad de Granada, que también refleja que la aceptación del divorcio ha aumentado en nuestro país durante la década de los noventa.

Este trabajo, realizado a partir de datos procedentes de una completa revisión bibliográfica, revela que los jóvenes, en contra de lo que pudiera parecer, no son el sector de población que más apoya el divorcio como solución. Son quienes más en desacuerdo se muestran con él -apunta Becerril-, quizás porque estas generaciones han nacido dentro del divorcio y han podido vivir, en mayor o menor medida, los procesos de ruptura.

Diferencias según el estado civil

El estado civil también define situaciones claras en cuanto a la aceptación del divorcio. Así, como es lógico, los divorciados y separados son los que están de acuerdo en mayor medida, mientras que los viudos son los que se muestran más en desacuerdo. Además, en cuanto a ideología, los más cercanos a posiciones de extrema izquierda son quienes más de acuerdo están con que el divorcio es la solución a un matrimonio conflictivo, mientras que cuanto más hacia la extrema derecha se sitúa el individuo, mayor es su desacuerdo.

En su trabajo, Becerril también ha analizado los datos de la Encuesta Mundial de Valores, según la cual, para los españoles, el divorcio es el comportamiento más justificable de entre una serie de comportamientos sociales propuestos, como la prostitución, el aborto o la eutanasia. Con una media de 6,42 sobre 10, el divorcio es el más aceptado, seguido de la homosexualidad, con un 6,17.

En el otro lado de la balanza y frente a la gran aceptación de divorcio en España, el trabajo del investigador de la UGR ha puesto de manifiesto que Japón es el país (de los 35 analizados) donde el divorcio está peor aceptado socialmente (con poco más de un 30% de los encuestados a favor), seguido de Filipinas y Estados Unidos.
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El V Curso Avanzado de Antropología Forense analizará las últimas novedades en identificación de cadáveres a partir de restos óseos

El V Curso Avanzado de Antropología Forense analizará las últimas novedades en identificación de cadáveres a partir de restos óseos

Organizado por la Fundación Empresa-Universidad, en colaboración con el Laboratorio de Antropología Física de la Universidad de Granada -que dirige el profesor Miguel C. Botella-, el curso abordará los últimos avances en la identificación humana a partir de restos óseos.

Además, se plantearán los protocolos adecuados para llevar a cabo una correcta actuación y división de tareas en el curso de intervenciones aisladas o de desastres masivos, la investigación forense interdisciplinar de cadáveres en diferentes estados de conservación, el estudio de restos modificados o el análisis de la violación de los derechos y el abuso físico a partir de huesos.

Expertos de todo el mundo

Entre el profesorado del V Curso Avanzado de Antropología Forense destacan, además del propio Miguel Botella, la Dra. Tzipi Khana, de la Policía Científica de Israel; el profesor José Antonio Lorente Acosta, director del Laboratorio de Identificación Genética de la Universidad de Granada; Milton Núñez, profesor de la Universidad de Oulu (Finlandia) o Ana María García, entomóloga forense de la Policía Científica española, entre otras muchas autoridades en la materia.

El plazo de inscripción del curso (que tendrá una duración de 40 horas) finaliza próximo día 16 de abril. El límite de plazas es de 50, y el precio de 200 euros para estudiantes y profesionales.
Este curso está dirigido a licenciados y estudiantes en Medicina, Ciencias de la Salud y Biología, médicos forenses y miembros de los Cuerpos y Fuerzas de Seguridad del Estado.
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