Due giorni, e passano i benefici delle vacanze

Due giorni, solo due giorni per scacciare l’effetto benefico e rilassante delle vacanze. Una ricerca condotta presso l’Università di Radboud, dalla dottoressa de Bloom e pubblicata dal Mail on Sunday, ha rivelato che il relax del post vacanza svanisce dopo 48 ore dal rientro.

Lo studio. Il team coordinato dalla dottoressa de Bloom ha analizzato alcuni volontari, cui è stato chiesto di descrivere il proprio stato di benessere psicofisico in alcuni momenti «caldi» : due settimane prima delle ferie e due settimane dopo il rientro al lavoro. Dalle risposte, è emerso che il livello di appagamento era al massimo durante le vacanze, lontano da casa e dal lavoro, per poi subire una brusca discesa al rientro.

Ecco cosa avviene, secondo la dott. De Bloom: «Sono rimasta davvero molto sorpresa nel riscontrare quanto velocemente i benefici delle vacanze siano sbiaditi e sembra quasi che chi lavora si senta pure peggio quando ripensa ai momenti felici appena trascorsi. Non solo, se il rientro è frenetico, c’è anche il rischio che le persone siano ancora più stressate di quando sono partite e che si facciano deprimere dal tempo che deve passare in attesa della prossima vacanza».

Ma la vacanza ci vuole. Lo assicurano alcuni studiosi britannici, secondo cui «andare in vacanza non è solo un modo per ricaricare le batterie ma è anche un’occasione per trascorrere del tempo con la famiglia e con gli amici, vedendo posti nuovi ed entrando in contatto con nuove culture, per non parlare del desiderio di fuggire in posti caldi».

Rientro. Secondo i dati Istat un italiano sui dieci soffre di stress da rientro. Ma un modo per venirne a capo esiste, ed è stato scoperto dagli psicologi dell’Università di Granada. Si tratta di 5 trucchetti per tirarie sul il morale: un «periodo cuscinetto» per riadattarsi piano piano al ritmo quotidiano, preferire periodi di vacanza più brevi ma più frequenti, spegnere la tv e dedicarsi all’attività fisica.

Ma non pensiamoci adesso. L’estate è appena arrivata. Dedichiamoci a scegliere la meta delle nostre vacanze, poi si vedrà.

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Vacanze, effetto relax al rientro dura solo 2 giorni

È necessario andare in vacanza per staccare la spina dallo stress quotidiano? Sì, ma l’effetto benefico è «traditore». Uno studio condotto dall’Università di Radboud, portato avanti dalla dottoressa de Bloom e pubblicato da “Mail on Sunday”, rivela che il relax prodotto dalle vacanze sparisce completamente dopo solo 48 ore dal rientro.

Il lavoro è stato elaborato con l’aiuto di volontari che hanno dovuto spiegare dettagliatamente il loro stato di benessere due settimane prima delle tanto attese ferie e due settimane dopo il rientro dalle vacanze. Cosa è emerso? L’apice del relax viene raggiunto durante i giorni di vacanza per poi svanire in modo repentino. La dottoressa Jessica de Bloom, autrice della ricerca, afferma che se il rientro è frenetico, e quindi se vengono ripresi immediatamente i ritmi normali di vita, lo stress può presentarsi in maniera ancora più forte rispetto al periodo antecedente le ferie.

È preferibile quindi un periodo di transito, o «cuscinetto» come dichiarano i psicologi, per rientrare nell’ottica del ritmo quotidiano. Non bisogna rinunciare alle vacanze, questo è il messaggio fondamentale. Le ferie servono per rigenerare il fisico e la mente, ma non solo: è utile e indispensabile conoscere posti nuovi, culture diverse e inoltre le ferie rappresentano un momento importante da dedicare alla famiglia. L’Istat, inoltre, rileva che un italiano su dieci soffre di stress da rientro.

Tutto questo si può combattere, come? Alcuni psicologi dell’Università di Granada consigliano piccoli «antidoti» per saltare l’ostacolo: preferire periodi di vacanza più brevi ma frequenti, dedicarsi all’attività fisica e spegnere la tv. Questi semplici accorgimenti possono alleviare lo stress post ferie, ma è ovvio che dopo un periodo di riposo e di completo relax, lontano dai problemi giornalieri e dal lavoro, si abbia nostalgia dei giorni «felici». Il rientro? Rimane sempre un momento triste, ma momentaneo. L’estate è appena tornata, quindi è bene scegliere accuratamente le mete da raggiungere, lo stress post vacanze, per il momento, può attendere.

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Zahnlücken verraten die Identität von Toten

Besonderheiten im Gebiss liefern Kriminalisten einen ebenso verlässlichen Nachweis über die Identität einer Person wie eine DNA-Untersuchung. Das berichten Forscher der Universität Granada in der Fachzeitschrift «Forensic Science International». «Der Zahnvergleich eines Toten mit Bildern vom Zahnarzt erlaubt eine Identifikation mit bis zu 99,9-prozentiger Sicherheit», erklärt Studienleiterin Stella Martin de las Heras im pressetext-Interview.

Bei Obduktionen untersucht man schon bisher die Zähne, ohne dass man jedoch sagen konnte, wie verlässlich diese Angaben für die Feststellung der Identität einer Person sind. Diesen Rückstand holten die Wissenschaftler nun auf, indem sie Gebissabdrücke von über 3.000 Menschen verschiedenen Alters untersuchten, die zu verschiedenen Zeitpunkten angefertigt worden waren.

«Die Unterschiede zwischen den Zähnen von Menschen sind genügend groß, um ihren Einsatz in der Forensik zu rechtfertigen. Die Zuverlässigkeit in der Identifikation ist vergleichbar mit der wesentlich teureren und materialaufwändigeren DNA-Untersuchung», so Martin de las Heras. Je mehr Abnormalitäten ein Gebiss aufweist, desto sicherer wird die Bestimmung. Probleme gibt es nur bei Zahnlosen sowie bei Menschen, die noch alle Zähne in einem gesunden Zustand besitzen. Hier kommt die Methode nicht in Frage.

Rücksicht auf Zahnarzt-Trends

Als Nachteil der Zahnmethode hatte man bisher die Veränderungen im Gebiss im Lauf des Lebens gesehen, wie etwa durch Zahnspangen, abgebrochene oder ausgerissene Zähne sowie andere Zahnbehandlungen. Diese Veränderungen könnten jedoch mit einberechnet werden, erklärt die Forscherin. Zu berücksichtigen habe man dabei Trends in der Zahnmedizin. «Während man Zähne früher oft zog, ersetzt man sie heute lieber. Zudem gibt es regionale Besonderheiten in der Behandlung», so die Studienleiterin.

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Un nouveau programme d’entraînement en autoefficacité arrive à réduire le stress et à améliorer le bien-être chez des patients schizophréniques

Des chercheurs de l’Université de Grenade ont réussi à améliorer le bien-être et la qualité de vie chez ces patients, moyennant l’application d’un programme d’intervention dessiné par eux-mêmes. Les scientifiques ont travaillé avec 14 patients chez qui ils ont diagnostiqué une schizophrénie paranoïde ou trouble schizoaffectif.

Des chercheurs de l’Université de Grenade ont dessiné un nouveau programme d’entraînement en autoefficacité spécifique pour le traitement du stress, qui permet de le réduire chez des patients psychotiques, ce qui suppose une amélioration remarquable dans sa symptomatologie clinique. Leur travail a démontré qu’il est possible d’améliorer le bien-être et la qualité de vie de ces patients moyennant une intervention psychologique adéquate.

Pour mener à bien ce travail, les scientifiques ont appliqué un programme d’entraînement dessiné par eux-mêmes à 14 patients chez qui ils ont diagnostiqué une schizophrénie paranoïde ou trouble schizoaffectif. Après l’entraînement, deux suivis ont été réalisés au bout de trois et de six mois, et les résultats ont été comparés à ceux obtenus par un groupe de contrôle qui n’avait pas fait l’objet d’intervention.

Ce programme incluait 15 séances d’entraînement des patients, d’abord en vue d’une autoefficacité générale, puis d’une autoefficacité spécifique afin d’affronter le stress, avec des séances orientées à l’affrontement de problèmes interpersonnels (de communication et d’habiletés sociales), affrontement de problèmes dans l’adhésion aux traitements biomédicaux/psychologiques, des problèmes de famille et/ou domestiques, affrontement de symptômes cliniques, de pensées négatives, d’hallucinations ; ainsi que prévention et traitement du stress quotidien.

Ce travail a été élaboré par Mª Luisa Vázquez Pérez, du Département de Personnalité, d’Évaluation et de Traitement Psychologique de l’UGR, et dirigé par les professeurs Juan F. Godoy García et Débora Godoy Izquierdo.

Réduction des symptômes psychotiques
Après l’application de ce programme, les patients entraînés ont fait preuve d’une augmentation significative dans la croyance en leur autoefficacité spécifique pour l’affrontement du stress, aussi bien dans ses composantes d’expectatives de résultat comme, spécialement, des expectatives d’efficacité, avec des pourcentages de changement de 171,8% pour cette composante. De plus, il s’est produit une baisse significative des symptômes psychotiques positifs, négatifs, affectifs, de désorientation et de désorganisation évalués par l’instrument utilisé, avec des pourcentages de changement qui vont jusqu’à 61,8% pour les symptômes positifs. De plus, la plupart ont informé d’un niveau élevé de bien-être (22,6% de différence entre les deux groupes en faveur du groupe entraîné), et une satisfaction élevée avec les changements produits par le programme (75,1% de différence entre les deux groupes en faveur du groupe entraîné).

Cependant, les patients du groupe de contrôle n’ont fait preuve d’aucun changement dans leur croyance en leur efficacité personnelle perçue pour affronter le stress, ni dans leurs symptômes psychotiques, et ont obtenu une ponctuation plus basse en ce qui concerne leur niveau de bien-être, d’espaces de changement et de satisfaction que le groupe intervenu. Ces résultats se sont maintenus dans les suivis réalisés, avec des améliorations en ce qui concerne la mesure clinique.

Cette recherche de Mª Luisa Vázquez Pérez est pionnière dans la littérature scientifique, vu que jusqu’à cette date personne n’avait dessiné et appliqué chez ce type de population un programme d’entraînement en autoefficacité spécifique pour affronter le stress.

Contact : Mª Luisa Vázquez Pérez. Département de Personnalité, d’Évaluation et de Traitement Psychologique de l’UGR. Tél. : +34 958 242331 ; courriel : luisava@correo.ugr.es


New training program on self-efficacy reduces stress and enhances well-being of patients with schizophrenia

Researchers at the University of Granada managed to enhance the well-being and quality of life of patients with schizophrenia. The researchers worked with 14 patients diagnosed with paranoid schizophrenia or schizoaffective disorder.

Researchers at the University of Granada have designed a new training program on specific self-efficacy for reducing stress in psychotic patients. When stress was reduced, patients reported an improvement in symptoms, which meant enhancement of their well-being and quality of life. Researchers proved that these patients can improve their quality of life through proper psychological intervention.

To carry out this study, the researchers tested a training program designed by themselves on 14 patients diagnosed with paranoid schizophrenia  or schizoaffective disorder. The evolution of patients was evaluated  successively three and six months after implementation of the training program. The results were compared to those obtained by a control group that did not receive any training.

This program included 15 training sessions: firstly, patients were trained on general self-efficacy, and secondly on specific self-efficacy to acquire skills to deal with stress. The second training period included sessions to learn to deal with interpersonal difficulties (communication and social skills) and family conflicts, improve discipline with their biomedical/psychological treatments, cope with their symptoms and hallucinations, avoid negative thinking, and prevent and deal with daily stress.

This study was prepared by Maria Luisa Vázquez Pérez, from the Department of Personality, Evaluation and Pshychological Treatment of the University of Granada, and led by professors  Juan F. Godoy García y Débora Godoy Izquierdo.

Reduction of Psychotic Symptoms
After their participation in the training program, patients’ perception of their own specific self-efficacy increased –¬both their expectations regarding the results after the training, and its efficiency–  to deal with stress, and a 171.8% percentage of change was observed. Additionally, a significant reduction in negative, affective, psychotic symptoms, disorientation and confusion was observed. A 171.8% increase of positive symptoms was found.

Further, most of patients reported high levels of wellness (A 22.6% difference between both groups was found, in favour of the group that participated in the training program), and they expressed their satisfaction at the changes attained thanks to the program.

Conversely, patients from the control group did not report any change in their perceived self-efficacy to deal with stress and their psychotic symptoms. Thus, they obtained lower scores than the intervention group in their levels of wellness, areas of change and general satisfaction. The same results were obtained in successive evaluations. Indeed, some improvements were recorded in patients having participated in the training sessions.

The research conducted by María Luisa Vázquez is pioneer in this field, since a training program on specific self-efficacy for coping with stress had never been designed or implemented before.

Contact:
María Luisa Vázquez Pérez. Department of Personality, Evaluation and Pshychological Treatment of the University of Granada.  Phone: +34  958 242 331. E-mail: luisava@correo.ugr.es


Curso de Lengua Rusa en Internet para trabajadores del sector turístico y la restauración

Proyecto desarrollado en el marco del Programa de la UE “Lifelong Learning”, en el que participa la Universidad de Granada

Ya está disponible en Internet el Curso de lengua rusa en Internet “Be My Guest: Russian for European hospitality” (http://www.russianonline.eu) en cuya elaboración la Universidad de Granada ha venido participando en los últimos tres años.

Según explica Rafael Guzmán, catedrático de Eslavística, y coordinador del mismo de la Universidad de Granada, “El Curso “Be My Guest”, es el primero en Internet dedicado a trabajadores del sector turístico y la restauración, pero es de utilidad para todo aquel que desee aprender en un breve plazo de tiempo a desenvolverse en ruso en situaciones de la vida diaria, relacionadas con la estancia en un hotel, la visita a una ciudad, etc…”.

“Be My Guest” es un proyecto desarrollado por un consorcio europeo en el marco del Programa de la UE “Lifelong Learning” y sus responsables son:

  • Diana Tsotova (Coordinadora), Euroinform Ltd (Bulgaria).
  • Rafael Guzmán Tirado, Universidad de Granada (España).
  • Karolina Palchovska, Educational Programmes Consult’ Ltd – EPC (Bulgaria).
  • Giampiero De Cristofaro, Federazione Nazionale Insegnanti Centro di iniziativa per l’Europa – FENICE (Italia).
  • Maryrose Francica y Annalise Duca, AcrossLimits (Malta).

“Be My Guest” ofrece:

  • Lengua hablada real: aprenderá lengua hablada real a través de las palabras más frecuentes, estructuras lingüísticas y ejercicios interactivos.
  • Aprendizaje independiente: aprenderá conforme al ritmo que su tiempo disponible le permita. Puede hacerlo de forma rápida si lo necesita urgentemente para su trabajo o su viaje. Puede repetir cada unidad del curso todas las veces que lo necesite para adquirir confianza.
  • Apoyo tutorial: Está previsto organizar un servicio de apoyo en Internet para las personas que decidan aprender ruso con este curso. Será capaz de hablar ruso con un hablante nativo y de hacer consultas sobre la lengua rusa al tutor. Estas lecciones en vivo se anunciarán convenientemente en la página Web del curso.
  • Competencia lingüística: Con el curso “Be My Guest” será capaz de aprender ruso en un nivel A, según la clasificación de niveles del Consejo de Europa.
  • Cuatro lenguas de acceso: inglés, español, italiano y búlgaro.

El curso consta de 4 secciones:

  • Aprender ruso, que contiene unidades con modelos de aprendizaje lingüísticos y ejercicios.
  • Compendio gramatical, con una breve presentación de algunos de los temas principales de la gramática rusa.
  • Diccionario en la Red.
  • Ponte a prueba, que ofrece a los estudiantes la oportunidad de evaluar su progreso.

Contacto: Rafael Guzmán Tirado, catedrático de Filología Eslava de la Universidad de Granada. Telef: 958 244116/958240694. Correo elec: rguzman@ugr.eshttp://www.russianonline.eu


El crecimiento urbano y la arquitectura contemporánea de Granada, objeto de estudio de un libro editado por la UGR

Obra del profesor de la UGR Ángel Isac Martínez de Carvajal, el libro “Crecimiento urbano y arquitectura contemporánea en Granada (1951-2009)” desarrolla una investigación en la que se abordan el crecimiento de la ciudad hasta nuestros días, desde la aprobación, en 1951, del llamado “Plan de Alineaciones”, y la arquitectura más destacada que durante esas décadas ha surgido en los nuevos barrios

Con el título “Crecimiento urbano y arquitectura contemporánea en Granada (1951-2009)”, el profesor del departamento de Historia del Arte de la UGR Ángel Isac Martínez de Carvajal ha publicado en la Editorial Universidad de Granada un volumen en que se da cuenta de una investigación en la que se abordan el crecimiento de la ciudad hasta nuestros días, desde la aprobación, en 1951, del llamado “Plan de Alineaciones”, bajo la alcaldía de Antonio Gallego Burín, y la arquitectura más destacada que durante esas décadas ha surgido en los nuevos barrios.

El autor de este libro señala que: “En primer lugar, he considerado el crecimiento urbano como objeto de investigación autónomo, sin por ello ignorar las importantes relaciones entre la ciudad histórica y la nueva estructura urbana desarrollada en los últimos cincuenta años. La complejidad de un conjunto histórico como el de Granada –objeto, por otra parte, de mi atención en trabajos anteriores–, creo que permite y justifica la opción elegida. En segundo lugar, la arquitectura que aquí se analiza es la que he considerado más interesante, por alguna razón. Ante todo ha sido objeto de análisis la arquitectura pública, por cuanto creo que es un elemento fundamental en la configuración histórica de las ciudades. Pero también han sido seleccionados los conjuntos de arquitectura de la vivienda que pudieran tener más interés en el proceso de crecimiento urbano, o fueran ejemplos interesantes de vivienda social”.

Para el profesor Ignacio Henares Cuéllar, autor del prólogo de este libro, se trata de un estudio “comprometido y riguroso que responde a una ambiciosa personalidad intelectual, de cuya formación quien escribe ha sido un testigo privilegiado desde mediados de los años setenta del pasado siglo. Su conformación se halla fundada en un apasionado ejercicio del conocimiento histórico, en una curiosidad científica que le conduciría a una permanente ampliación de sus objetos teóricos y en una constante innovación metodológica”.

El volumen, de gran formato y profusamente ilustrado, cuenta con más de 450 páginas en las que se da cuenta, por capítulos, de “Las zonas de crecimiento”, “El plan de alineaciones de 1951. El crecimiento hasta 1973”, “El fracaso de la planificación comarcal”, “El planeamiento de la transición democrática”, “Los últimos años. El PGOU-2000”, así como otras páginas dedicadas a bibliografía e índice de ilustraciones.

Contacto: Ángel Isac Martínez de Carvajal. Departamento de Historia del Arte. Universidad de Granada. Tfn: 958 241000. Extensión 20125. Correo electrónico: aisal@ugr.es


La enfermedad, esa inspiración creadora

La enfermedad no está reñida con la capacidad creativa, tal y como pone de relieve Blas Gil Extremera en su libro Enfermos Ilustres. La enfermedad, fuerza creadora. En él, Gil analiza las biografías de cien personajes históricos para retratar cómo su estado de salud les ayudó, en unos casos, y no les impidió, en otros, concebir grandes obras maestras. El glosario de protagonistas incluye a pintores, compositores, músicos, reyes, científicos… con una amplia gama de patologías cardiovasculares, oncológicas, digestivas y neurológicas.

La historia ha estado plagada de personajes que han dejado su huella personal en el recuerdo, y cuya situación clínica ha marcado su devenir y su obra. Para ilustrar y conocer más a fondo a algunos de estos genios, Blas Gil Extremera, internista y catedrático de la Universidad de Granada, ha escrito Enfermos ilustres. La enfermedad fuerza creadora, editado por Alhulia, y con prólogo de Mario Vargas Llosa.

Gil hace una recopilación de los datos y de la información histórica de cien personajes, analizando su historia vital con la patología que marcó su trayectoria en unos casos, o con la actividad laboral que dictó la aparición de la enfermedad. «Intento imaginarme a cada personaje como si fuera un paciente en mi consulta. A raíz de lo que extraigo en esa historia clínica trato de comprender la obra que llevaron a cabo». En su análisis ha incluido a una amplia variedad de personajes: compositores, pintores, artistas, reinas…

«No nos sentimos igual cuando estamos enfermos o sanos. Según como uno se lo plantee, esa enfermedad puede influir en la vida social, familiar… Parto de la idea de que hay una influencia recíproca. Hay personas que sufren una patología puntual, o tienen una crónica o una minusvalía y, sin embargo, no supone un obstáculo, ya que a veces superando esa adversidad consiguen hacer una obra importante. Si eso ocurre en personas privilegiadas desde el punto de vista intelectual, como son los grandes genios de la historia, la relación es más evidente».

Gil se ha centrado especialmente en el análisis de enfermedades orgánicas, entendiendo éstas como las que presentan una lesión evidenciable, ya sea al tacto, a la vista, por radiología, biopsia o por cualquier tipo de exploración… Uno de los ejemplos que más le impresionan es el de Georg Friedrich Händel, compositor barroco del siglo XVIII, que escribió más de 40 óperas. En un momento de su biografía, Händel escribe una obra religiosa: El Mesías. Analizando este cambio brusco en la producción del compositor, Gil descubrió que coincide con la aparición de la enfermedad. «Händel sufrió un ictus cerebral que le provocó la parálisis de medio cuerpo. Los médicos le deshauciaron. Lo cierto es que se recuperó por completo y todo el mundo achacó su curación a un milagro. Händel escribió entonces El Mesías, su obra cumbre, en agradecimiento a Dios».

Asimismo, en la pintura de Van Gogh hay un paralelismo estrecho entre la evolución de su patología, la epilepsia, con los motivos y colores de sus cuadros. «En la fase de mayor depresión creó la serie que se denomina la pintura negra, mientras que cuando se encontraba mejor pintó los cuadros más famosos y coloridos: Los Girasoles, Los Lirios». Otro ejemplo es el del director de cine Frank Capra, que sufría una cefalea en racimo. «Su descripción de la dolencia es la mejor de la Historia de la Medicina. Su obsesión durante las crisis fue acabar su última película, Un gangster para un milagro».

Gil destaca que las personas que están o se sienten enfermas pueden transformar el sufrimiento en algo positivo, buscando el afán de superación; así pone de ejemplo a Cervantes, quien a pesar de su diabetes y de haber estado encarcelado en Argel, escribió El Quijote.

«Mi predilecto es Mozart, un personaje singular que sólo vivió 35 años y produjo una obra gigantesca: 626 obras que abarcan todos los campos de la música. En los últimos meses sufrió una insuficiencia renal crónica, que fue la causa de su muerte, y le mantuvo lúcido hasta los últimos instantes. Su única preocupación final fue acabar el Requiem, su obra cumbre, aunque no lo consiguió».

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Ideal

Pág. 40: El consumo de alcohol en la preadolescencia es más nocivo que en cualquier otra edad

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Granada Hoy

Portada: La UGR persigue el plagio con un sistema creado en Maryland

Pág. 14: La UGR utiliza una web de la Universidad de Maryland para detectar el plagio |Las bibliotecas universitarias no alertan del peligro de plagiar |Normas para evitar el plagio académico

Pág. 41: Becas de formación de expertos en comercio interior |Para jóvenes europeos con estudios superiores

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Sexo casual

Todo el ciclo del encuentro, la seducción y el erotismo compartido, que suele durar semanas o meses, se desarrolla en apenas unas horas y el llamado sexo casual en la primera, y a veces única cita, no es tan sencillo como parece. La frase «si te he visto no me acuerdo» es más dolorosa para nosotras que para ellos.

¿Amor de una noche?

Este tipo de relación, más conocida como sexo casual o sexo de una noche, suele ser más satisfactoria para ellos que para nosotras, según concluye una investigación de la profesora Anne Campbell de la Universidad de Dirham, en el Reino Unido, publicada en la revista científica Human Nature.

En tanto que los hombres consideran este tipo de experiencia sexual como una forma de divertirse que no implica mayores complicaciones, las mujeres tendemos a experimentar un sentimiento de culpabilidad al día siguiente de haberla vivido.

Al menos, es lo que han sentido 1,743 hombres y mujeres que han participado en la investigación y que reconocieron haber mantenido este tipo de relaciones de una sola noche en algún momento de su vida.

El amor y el compromiso

De la investigación también se dio a conocer que en materia de relaciones amorosas, para las mujeres es mucho más importante la calidad que la cantidad, y que después de una noche de sexo sin compromiso, se encontraban anímicamente peor y tenían actitudes más negativas por lo que habían vivido.

Mientras que el 80% de los hombres aseguró que disfruta tener sexo casual, en las mujeres el porcentaje de satisfacción descendía hasta poco más de 54%. Por otra parte, muchas de las encuestadas reconocieron que pasar la noche desencadenó una relación más duradera y que esto las hacía más felices.

«Lo que más molesta a las mujeres que participaron en el estudio es la sensación de sentirse usadas, además de preocuparse por su reputación, no tanto por el carácter esporádico del encuentro, sino por el escaso aprecio que mostraron los hombres hacia ellas», asegura la profesora Anne Campbell.

Cualquiera de estas posiciones es válida y no están peleadas, incluso pueden ser dos actitudes compatibles en diferentes etapas y momentos de la vida de una mujer debido a sus consecuencias.

¿Sexo sin amor o con amor?

El sexo con amor ha sido el valor más apreciado por los universitarios, de acuerdo a una reciente investigación efectuada en España por expertos de la Universidad de Granada y dirigida por el doctor Francisco Javier Jiménez Ríos, para la cual un total de 1,200 personas ha contestado a un cuestionario, al que también respondieron otros participantes como prueba de contraste.

Para la psicóloga clínica Marta Arasanz, miembro de la Federación Española de Sexología, «el sexo está naturalmente ligado al cariño, pero no tiene por qué estarlo al amor. El ser humano posee un gran abanico de sensaciones, como la atracción, el deseo, el cariño, y de ahí surgen las relaciones de pareja», concluye.

Después de vivir sólo el sexo

Disfrutar de la sexualidad sin que haya un compromiso de por medio probablemente permita a algunas mujeres desinhibirse mucho más e incluso pensar menos en su compañero y más en ella misma en la cama. Pero, ¿quién dice que una relación puramente sexual no pueda evolucionar hacia algo más?

Aunque es difícil que dos personas que comparten libremente el sexo no sientan algo la una por la otra, ese sentimiento no debe ser necesariamente amor, pero sí sensaciones placenteras en las que se pueda tener sexo con amor o sexo con cariño y vivir plenamente una noche casual con todas sus consecuencias afectivas.

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Garvayo tocará piezas contemporáneas inspiradas en Albéniz en la Alhambra

El pianista Juan Carlos Garvayo interpretará mañana en el patio de los Arrayanes de la Alhambra, en el marco del Festival Internacional de Música y Danza de Granada, doce piezas compuestas por compositores contemporáneos españoles inspirados en la Iberia de Albéniz.

En el programa, que ha sido grabado como trabajo discográfico este fin de semana en la Facultad de Medicina de la Universidad de Granada, se presentan las reflexiones creativas, a partir de «algún lugar geográfico o paisajístico», de doce autores de música clásica contemporánea, ha explicado en una conversación con los medios de comunicación este mediodía el pianista motrileño.

La iniciativa surgió de la Asociación Española de Festivales de Música Clásica y cuenta con los trabajos de Marisa Manchado, David del Puerto, Fernando Buide, Zulema de la Cruz, Gabriel Erkoreka, José García Román, Mauricio Sotelo, Miguel Gálvez-Taroncher, José Luis Turina, Pilar Jurado, Héctor Parra y Jesús Torres, todos con edades entre los 30 y los 65 años.

Sobre el hilo conductor de estas obras, «no hay un estilo único», ha explicado Garvayo quien ha añadido que hay piezas de corte más tradicional, donde se reconocen bien el color y los temas y sones de Albéniz, y otras «más extremas» con un tono más abstracto donde la presencia del compositor español está «sublimada».

Entre estas últimas, ha destacado la obra ‘La dona d’aigua’, inspirada en la leyenda de El Montseny, de Héctor Parra, un autor catalán que reside en París y que es de los creadores «más solicitados» en los círculos de la música clásica contemporánea en Europa.

Hay otras de estructura «más simple» como ‘Costa da Morte’ de Marisa Manchado que no por eso dejan de presentar «dificultad» a la hora de su interpretación que siempre es «un poco un salto al vacío», según Garvayo.

«Cada obra es un mundo incluso dentro de un mismo autor», ha reconocido el pianista quien ha ensalzado la importancia de la creación contemporánea en la música clásica española aunque «siempre se puede hacer más».

Tanto autores como intérpretes que, como es su caso, se han especializado en esta vertiente de la música culta están dentro de un «proceso de estímulo de la creación» que les ha llevado a festivales como los de Alemania que antes eran «cotos privados».

La presencia de estos programas en festivales como el de Granada son el reconocimiento, en opinión del pianista, a una música que «no se puede ignorar» que está «ahí viva» y que es «muy válida», producto de la «necesidad imperiosa de crear con sonidos» de los compositores actuales.

«Me resulta impensable no hacer este repertorio», ha resumido el intérprete quien ha destacado también el diálogo que esta opción le permite con los autores que pueden estar, por ejemplo, «en el momento de la grabación» de un trabajo discográfico.

Además del concierto que ofrecerá mañana en el patio de los Arrayanes de la Alhambra, Juan Carlos Garvayo volverá a la 59 edición del Festival Internacional de Música y Danza en sendos conciertos que ofrecerá con el grupo Ensemble Residencias en el crucero del Hospital Real de Granada los próximos días 10 y 11 de julio.

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