Esperimento UnderSeis sotto il Gran Sasso

Esperimento UnderSeis sotto il Gran Sasso

Auscultare il cuore della Terra e la roccia su cui viviamo, si può fare. La Terra è viva, il suo cuore batte di energia nucleare (decadimento radioattivo) ed elettro-magnetica. In Italia siamo letteralmente “strizzati” da placche tettoniche e faglie altamente pericolose, è l’ora che il diritto, i politici e gli amministratori pubblici se ne rendano definitivamente conto nel “governo” delle nostre città. Gli scienziati fanno già il loro dovere che non è di natura “profetica” ma scientifica ed economico-finanziaria nel reperimento dei fondi necessari ai loro esperimenti galileiani. L’epoca di Star Trek è ancora lontana. Alla ricerca dell’onda perfetta, dello stile di rottura della faglia, del modello matematico più raffinato in grado di descrivere magnificamente il fenomeno sismico e di fare la differenza rispetto alle nostre attuali conoscenze, in prima linea troviamo i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Istituzioni pubbliche. Grazie a Dio ed alla tecnologia, fortunatamente illesi sono il personale e le strutture dei Laboratori del Gran Sasso dove sanno molto bene cosa sono i terremoti. Immaginate una densa rete di sensori e sismografi disposti a raggiera presso le sale e le gallerie che costituiscono i Laboratori sotterranei di Fisica Nucleare del Gran Sasso, con un\’apertura di circa 400×600 metri. Essa costituisce un’antenna sismica a piccola apertura angolare e grande precisione: è installata in una regione sismicamente attiva dell’Appennino centrale italiano, nelle vicinanze di una serie di faglie.

Il progetto prevede 20 sismometri a 3 componenti ad alta sensibilità e corto periodo (banda 1-50 Hz). La spaziatura media tra i sismometri è di 90 m e permette di risolvere lunghezze d\’onda nell\’intervallo 180-500 m, corrispondenti a velocità di fase nell\’intervallo 0.2 – 10 km/s. Il professor Roberto Scarpa dell’Università di Salerno, responsabile dell’esperimento, ci rivela in esclusiva che “il progetto UNDERSEIS, attualmente gestito dal mio gruppo all\’Università di Salerno, è un sistema di formato da 20 stazioni sismiche ad elevata sensibilità concepito per lo studio dei processi dinamici attivi nella regione appenninica”. Osserviamo questi dati: cosa indicano, prof. Scarpa? “Sono le registrazioni giornaliere, ad una delle stazioni dell\’antenna, nei giorni 5 e 6 aprile 2009. Si evidenziano la relativa calma il giorno precedente, e la scossa principale, seguita da numerose repliche. L\’elaborazione continua per la verifica sistematica di eventuali anomalie non solo della sismicità ma delle vibrazioni di fondo (ricerca di segnali coerenti nel tremore), ai fini di rilevare debolissimi segnali legati sia alla fratturazione sismiche che asismica”. L’elaborazione dei dati del sistema UNDERSEIS non è effettuabile in linea perché legata non ad un programma di monitoraggio ai fini di Protezione Civile ma solo di ricerca di base. “D’altra parte i dati sismologici sono utilizzabili solo ai fini di prevenzione, per caratterizzare la sismicità di un territorio, e non per la previsione. Questa rimane ad oggi solo un obiettivo di ricerca coronato più da insuccessi che da successi. I media spesso, dopo il verificarsi di queste calamità, riportano casi di previsione, sempre risultati inefficaci dopo attenta verifica scientifica. Basti ricordare il metodo VAN, così pubblicizzato per anni ed anche ritenuto valido da personalità nel campo, che ha mostrato correlazioni inesistenti con i terremoti”. Per quanto riguarda la situazione di Teramo, ed in generale di tutte le altre regioni sismiche italiane, “il mondo scientifico non può dare rassicurazioni ma solo invitare a tenere presente che viviamo, per la quasi totalità dell’Italia, in zona a carattere sismico (fortunatamente modesta se rapportata alle regioni della zona circumpacifica). Bisognerebbe prestare maggiore attenzione ai controlli sulle costruzioni ed alla normativa antisismica”. Inizialmente è stata effettuata una dettagliata analisi sulle proprietà del rumore di fondo, calcolando spettrogrammi su una finestra temporale di 20 giorni. Successivamente è stata studiata la correlazione spaziale del rumore di fondo, in funzione della frequenza, su finestre temporali notturne e diurne. “I risultati ottenuti sono stati usati per selezionare la banda di frequenza su cui effettuare l’analisi multicanale delle tracce sismiche. E’ stata poi sviluppata una procedura automatica di analisi del segnale basata su criteri di soglia dello spettro di potenza del vettore Slowness, calcolato utilizzando l’algoritmo MUSIC. L’applicazione di questa procedura sulle registrazioni continue effettuare durante il 2005 ha consentito la selezione di circa 500 terremoti. Molti di essi (270) sono eventi locali con magnitudo compresa tra 1.5 e 2 e circa il 10% di essi non sono inclusi nel catalogo INGV. Ciò indica che UNDERSEIS fornisce un significativo miglioramento alla completezza del catalogo.

In seguito è stata condotta un’analisi multicanale più raffinata, che ha permesso una robusta e precisa stima della direzione di arrivo del campo d’onda attraverso l’array. Mediante la misura dell’azimuth della direzione di propagazione e dei ritardi S-P sono state effettuate localizzazioni epicentrali precise”. Un “array” sismico è costituito da un set di sismografi distribuiti su un’area della superficie della terra in uno spazio sufficientemente limitato cosicchè la forma d’onda del segnale può essere correlata tra i sismometri adiacenti. “Questo strumento geofisico, installato nei laboratori sotterranei del Gran Sasso (Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), è situato in una zona sismica dell’Appennino centrale. Esso ha l’obiettivo di monitorare la radiazione sismica con elevata sensibilità; è un array sismico di piccola apertura composto da 20 sismometri a tre componenti a corto periodo (Mark L4C-3D)”. Array di sismometri sono usati per lo studio della struttura della terra su scala globale, regionale e locale, per lo studio dei processi sorgente dei terremoti, esplosioni nucleari e, più recentemente, per l’analisi di segnali complessi associati all’attività vulcanica. “Il principale vantaggio di un array sismico consiste nella capacità di rivelare piccoli segnali attraverso uno “stack” della forma d’onda. L’attività sismica dell’Appennino centrale, ed in particolare nella regione del massiccio del Gran Sasso, nonostante gli eventi tragici di queste ore, è relativamente bassa se paragonata ad altre aree europee sismicamente attive, come la Grecia centrale. Sono stati monitorati tre sciami sismici nell’agosto 1992, nel giugno 1994 ed ottobre 1996, con il più grande tra questi eventi avente ML=4.2”. Questi sciami costituiscono gli eventi più intensi avvenuti dopo il 1985 nella stessa regione.

“In media, circa un microterremoto al giorno di magnitudo ML=1 all’interno di 20 km di raggio dai L.N.G.S.-I.N.F.N., avvengono. Le strutture esistenti nei laboratori, oltre alle caratteristiche sismotettoniche, fanno di esso un eccellente sito per lo studio riferito allo sviluppo di tecniche ad alta sensibilità per la rivelazione di precursori sismici”. La configurazione ottimale di un array è ottenuta, generalmente, attraverso un compromesso tra il bisogno di avere un campionamento coerente del campo d’onda ed il bisogno di un’adeguata risoluzione azimutale, la quale richiede un’antenna (array) a larga apertura. “Comunque, nella scelta, si è stati limitati dalla geometria e le dimensioni dei laboratori, cosicchè si è deciso di partire con 20 ricevitori. Per questo, Underseis ha una piccola apertura (400 x 600 m) ed una spaziatura media tra i sensori di circa 90 m, che permette di risolvere lunghezze d’onda nell’intervallo tra 1800-500 m che corrispondono a velocità di fase tra 0.2 e 10 km/s (la risposta in frequenza è nel range 1-20 Hz)”. Il principale vantaggio di questa configurazione geometrica è il miglioramento del rapporto segnale-rumore e la possibilità di eseguire una dettagliata analisi di propagazione e composizione dell’onda. “L’array è pienamente operativo dal maggio 2002. La configurazione attuale consiste di 20 elementi, ognuno equipaggiato di un sismometro MARK Product L4C-3D, 1 Hz, 3 componenti. Il segnale sismico è digitalizzato localmente ad ogni stazione sismica con un range dinamico di 24 bit ed una frequenza di campionamento di 100 Hz. La sincronizzazione del dato è ottenuta grazie all’utilizzo di un oscillatore di precisione che trasmette l’impulso UTC sincronizzato che proviene da un orologio atomico alle varie schede AD presenti alle diverse stazioni. I pacchetti di dati sincronizzati sono quindi inviati via cavo seriale ad un set di 5 PC industriali (PC nodali), i quali sono connessi attraverso una rete ethernet ad un server centrale ed ad un calcolatore on line. progetto dei componenti hardware e software di UnderSeis è partito negli anni 90; negli anni successivi il sistema è stato migliorato attraverso uno sforzo tecnologico in collaborazione tra gli ingegneri dell’Università di Granada (Spagna), l’Università de L’Aquila (oggi il team lavora per l’Università di Salerno) e l’I.N.G.V. (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)- Osservatorio Vesuviano”. Un programma in c-shell è stato scritto per la selezione automatica dei dati. Questo programma è eseguibile su un calcolatore dedicato Linux ai L.N.G.S.. Come lavora il programma?

“Lavora come segue: dieci minuti dopo ogni cambio dell’ora (ossia qualche minuto dopo che il server centrale chiude il file orario di registrazione dei dati), il programma si connette al server dell’array e scarica tutti i files relativi alle varie stazioni ed all’ora stabilita; converte questi files in formato SAC; esegue l’algoritmo MUSIC (multiple signal correlation analysis), calcolando il vettore di slowness, lo spettro, l’azimut di propagazione del campo d’onda ed i parametri di correlazione, per i files convertiti. MUSIC è eseguito su una finestra temporale scorrevole di 2 s (con il 50% di sovrapposizione). La griglia di ricerca della slowness varia da -0.5 a 0.5 s/km con passo di 0.02 s/km sia nella direzione x che in y; esegue una procedura a soglia per lo spettro di potenza della slowness; se viene rilevato un picco, viene scritto un file di informazione, ed i files dati in formato SAC sono “tagliati” attorno al picco (50 s prima e 100 s dopo il picco) per far si che il terremoto cada nella finestra selezionata e salvati come nuovi files in una nuova directory”. Dopo aver selezionato ed immagazzinato i dati, si esegue un’analisi più raffinata. Cosa fate? “Ad ogni evento selezionato vengono contrassegnate manualmente da un operatore le varie fasi del terremoto. Il programma MUSIC viene nuovamente eseguito con una griglia si slowness più fine (-0.24 a 0.24 s/km con passo 0.004 s/km nelle direzioni x ed y). Questo metodo permette una più robusta e precisa stima della direzione di arrivo dell’onda piana che attraversa l’array. Misure di azimut di propagazione e di differenza temporale S-P sono successivamente usati per valutare la posizione epicentrale dell’evento”. L’array temporaneo di Fontari (FonArray) è collocato a Campo Imperatore? “Dagli inizi di giugno 2007, un array temporaneo di superficie, composto da 6 stazioni, è stato installato nella piana di Fontari, vicino a Campo Imperatore (1950 m sul livello del mare). Esso è stato installato con buona approssimazione sulla verticale al di sopra di UnderSeis. I dettagli tecnici, sono: 6 sismometri a corto periodo 3D Lennartz LE 3D Lite a 1 Hz, 18 canali, dischi magneto-ottici (512 Mb) o memory cards (1 Gb, 2Gb or 5Gb) per l’immagazzinamento dei dati, alimentazione a 12 V tramite pannelli solari e batterie, campionamento a 125 Hz. Quattro stazioni sono state installate all’interno di garages o vecchie costruzioni, mentre le restanti due sono state installate all’aperto. L’acquisizione è durata circa sei mesi, da giugno a novembre 2007. I dati di FonArray possono essere usati per una serie analisi, specialmente se analizzati assieme a quelli di UnderSeis. Argomenti per future attività di ricerca possono essere riassunti come segue: analisi di rumore sismico con tecniche d’array per la valutazione di un modello di velocità superficiale; comparazione del rumore sismico registrato con FonArray e quello registrato ad UnderSeis; analisi di terremoti con varie tecniche, dando particolare importanza agli eventi registrati in coincidenza tra i due array; studi di polarizzazione delle onde primarie e secondarie per terremoti locali e regionali; analisi in polarizzazione del rumore sismico”.

Quali sono le potenzialità dello strumento Infn-Ingv Underseis? “L’array sismico a piccola apertura è un potente strumento ad alta sensibilità, progettato ed installato presso i L.N.G.S.: Underseis fornisce un unico sistema di monitoraggio per indagare sull’attività sismica dell’Appennino centrale ed in particolare del massiccio del Gran Sasso e dell’intera regione Abruzzo. La posizione dell’array all’interno dei laboratori, assicura un soglia di detezione molto bassa (M=1.0) con un elevato rapporto segnale-rumore. I dati dell’array possono essere usati per tracciare una mappa dell’attività sismica, utilizzando la procedura automatica. Questo sistema fornisce importanti informazioni sulla struttura della velocità dell’onda sismica nei pressi dell’array e lungo la zona sismogenetica. Le analisi svolte confermano che la risoluzione dell’array Underseis permette analisi in tempo reale della sismicità di bassa e media intensità. Queste capacità aprono nuovi scenari nella definizione delle strutture sismogenetiche, unitamente a studi dell’inomogeneità della crosta terrestre e dei processi sorgente”.
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Esperimento UnderSeis sotto il Gran Sasso Intervista al prof Roberto Scarpa

Esperimento UnderSeis sotto il Gran Sasso Intervista al prof Roberto Scarpa

Auscultare il cuore della Terra e la roccia su cui viviamo, si può fare. La Terra è viva, il suo cuore batte di energia nucleare (decadimento radioattivo) ed elettro-magnetica. In Italia siamo letteralmente “strizzati” da placche tettoniche e faglie altamente pericolose, è l’ora che il diritto, i politici e gli amministratori pubblici se ne rendano definitivamente conto nel “governo” delle nostre città.

Gli scienziati fanno già il loro dovere che non è di natura “profetica” ma scientifica ed economico-finanziaria nel reperimento dei fondi necessari ai loro esperimenti galileiani. L’epoca di Star Trek è ancora lontana. Alla ricerca dell’onda perfetta, dello stile di rottura della faglia, del modello matematico più raffinato in grado di descrivere magnificamente il fenomeno sismico e di fare la differenza rispetto alle nostre attuali conoscenze, in prima linea troviamo i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Istituzioni pubbliche. Grazie a Dio ed alla tecnologia, fortunatamente illesi sono il personale e le strutture dei Laboratori del Gran Sasso dove sanno molto bene cosa sono i terremoti. Immaginate una densa rete di sensori e sismografi disposti a raggiera presso le sale e le gallerie che costituiscono i Laboratori sotterranei di Fisica Nucleare del Gran Sasso, con un\’apertura di circa 400×600 metri. Essa costituisce un’antenna sismica a piccola apertura angolare e grande precisione: è installata in una regione sismicamente attiva dell’Appennino centrale italiano, nelle vicinanze di una serie di faglie.

Il progetto prevede 20 sismometri a 3 componenti ad alta sensibilità e corto periodo (banda 1-50 Hz). La spaziatura media tra i sismometri è di 90 m e permette di risolvere lunghezze d\’onda nell\’intervallo 180-500 m, corrispondenti a velocità di fase nell\’intervallo 0.2 – 10 km/s. Il professor Roberto Scarpa dell’Università di Salerno, responsabile dell’esperimento, ci rivela in esclusiva che “il progetto UNDERSEIS, attualmente gestito dal mio gruppo all\’Università di Salerno, è un sistema di formato da 20 stazioni sismiche ad elevata sensibilità concepito per lo studio dei processi dinamici attivi nella regione appenninica”. Osserviamo questi dati: cosa indicano, prof. Scarpa?

“Sono le registrazioni giornaliere, ad una delle stazioni dell\’antenna, nei giorni 5 e 6 aprile 2009. Si evidenziano la relativa calma il giorno precedente, e la scossa principale, seguita da numerose repliche. L\’elaborazione continua per la verifica sistematica di eventuali anomalie non solo della sismicità ma delle vibrazioni di fondo (ricerca di segnali coerenti nel tremore), ai fini di rilevare debolissimi segnali legati sia alla fratturazione sismiche che asismica”. L’elaborazione dei dati del sistema UNDERSEIS non è effettuabile in linea perché legata non ad un programma di monitoraggio ai fini di Protezione Civile ma solo di ricerca di base. “D’altra parte i dati sismologici sono utilizzabili solo ai fini di prevenzione, per caratterizzare la sismicità di un territorio, e non per la previsione.

Questa rimane ad oggi solo un obiettivo di ricerca coronato più da insuccessi che da successi. I media spesso, dopo il verificarsi di queste calamità, riportano casi di previsione, sempre risultati inefficaci dopo attenta verifica scientifica. Basti ricordare il metodo VAN, così pubblicizzato per anni ed anche ritenuto valido da personalità nel campo, che ha mostrato correlazioni inesistenti con i terremoti”. Per quanto riguarda la situazione di Teramo, ed in generale di tutte le altre regioni sismiche italiane, “il mondo scientifico non può dare rassicurazioni ma solo invitare a tenere presente che viviamo, per la quasi totalità dell’Italia, in zona a carattere sismico (fortunatamente modesta se rapportata alle regioni della zona circumpacifica). Bisognerebbe prestare maggiore attenzione ai controlli sulle costruzioni ed alla normativa antisismica”.

Inizialmente è stata effettuata una dettagliata analisi sulle proprietà del rumore di fondo, calcolando spettrogrammi su una finestra temporale di 20 giorni. Successivamente è stata studiata la correlazione spaziale del rumore di fondo, in funzione della frequenza, su finestre temporali notturne e diurne. “I risultati ottenuti sono stati usati per selezionare la banda di frequenza su cui effettuare l’analisi multicanale delle tracce sismiche. E’ stata poi sviluppata una procedura automatica di analisi del segnale basata su criteri di soglia dello spettro di potenza del vettore Slowness, calcolato utilizzando l’algoritmo MUSIC.

L’applicazione di questa procedura sulle registrazioni continue effettuare durante il 2005 ha consentito la selezione di circa 500 terremoti. Molti di essi (270) sono eventi locali con magnitudo compresa tra 1.5 e 2 e circa il 10% di essi non sono inclusi nel catalogo INGV. Ciò indica che UNDERSEIS fornisce un significativo miglioramento alla completezza del catalogo. In seguito è stata condotta un’analisi multicanale più raffinata, che ha permesso una robusta e precisa stima della direzione di arrivo del campo d’onda attraverso l’array. Mediante la misura dell’azimuth della direzione di propagazione e dei ritardi S-P sono state effettuate localizzazioni epicentrali precise”.

Un “array” sismico è costituito da un set di sismografi distribuiti su un’area della superficie della terra in uno spazio sufficientemente limitato cosicchè la forma d’onda del segnale può essere correlata tra i sismometri adiacenti. “Questo strumento geofisico, installato nei laboratori sotterranei del Gran Sasso (Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), è situato in una zona sismica dell’Appennino centrale. Esso ha l’obiettivo di monitorare la radiazione sismica con elevata sensibilità; è un array sismico di piccola apertura composto da 20 sismometri a tre componenti a corto periodo (Mark L4C-3D)”.

Array di sismometri sono usati per lo studio della struttura della terra su scala globale, regionale e locale, per lo studio dei processi sorgente dei terremoti, esplosioni nucleari e, più recentemente, per l’analisi di segnali complessi associati all’attività vulcanica. “Il principale vantaggio di un array sismico consiste nella capacità di rivelare piccoli segnali attraverso uno “stack” della forma d’onda. L’attività sismica dell’Appennino centrale, ed in particolare nella regione del massiccio del Gran Sasso, nonostante gli eventi tragici di queste ore, è relativamente bassa se paragonata ad altre aree europee sismicamente attive, come la Grecia centrale. Sono stati monitorati tre sciami sismici nell’agosto 1992, nel giugno 1994 ed ottobre 1996, con il più grande tra questi eventi avente ML=4.2”.

Questi sciami costituiscono gli eventi più intensi avvenuti dopo il 1985 nella stessa regione. “In media, circa un microterremoto al giorno di magnitudo ML=1 all’interno di 20 km di raggio dai L.N.G.S.-I.N.F.N., avvengono. Le strutture esistenti nei laboratori, oltre alle caratteristiche sismotettoniche, fanno di esso un eccellente sito per lo studio riferito allo sviluppo di tecniche ad alta sensibilità per la rivelazione di precursori sismici”. La configurazione ottimale di un array è ottenuta, generalmente, attraverso un compromesso tra il bisogno di avere un campionamento coerente del campo d’onda ed il bisogno di un’adeguata risoluzione azimutale, la quale richiede un’antenna (array) a larga apertura. “Comunque, nella scelta, si è stati limitati dalla geometria e le dimensioni dei laboratori, cosicchè si è deciso di partire con 20 ricevitori.

Per questo, Underseis ha una piccola apertura (400 x 600 m) ed una spaziatura media tra i sensori di circa 90 m, che permette di risolvere lunghezze d’onda nell’intervallo tra 1800-500 m che corrispondono a velocità di fase tra 0.2 e 10 km/s (la risposta in frequenza è nel range 1-20 Hz)”. Il principale vantaggio di questa configurazione geometrica è il miglioramento del rapporto segnale-rumore e la possibilità di eseguire una dettagliata analisi di propagazione e composizione dell’onda. “L’array è pienamente operativo dal maggio 2002.

La configurazione attuale consiste di 20 elementi, ognuno equipaggiato di un sismometro MARK Product L4C-3D, 1 Hz, 3 componenti. Il segnale sismico è digitalizzato localmente ad ogni stazione sismica con un range dinamico di 24 bit ed una frequenza di campionamento di 100 Hz. La sincronizzazione del dato è ottenuta grazie all’utilizzo di un oscillatore di precisione che trasmette l’impulso UTC sincronizzato che proviene da un orologio atomico alle varie schede AD presenti alle diverse stazioni.

I pacchetti di dati sincronizzati sono quindi inviati via cavo seriale ad un set di 5 PC industriali (PC nodali), i quali sono connessi attraverso una rete ethernet ad un server centrale ed ad un calcolatore on line. progetto dei componenti hardware e software di UnderSeis è partito negli anni 90; negli anni successivi il sistema è stato migliorato attraverso uno sforzo tecnologico in collaborazione tra gli ingegneri dell’Università di Granada (Spagna), l’Università de L’Aquila (oggi il team lavora per l’Università di Salerno) e l’I.N.G.V. (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)- Osservatorio Vesuviano”. Un programma in c-shell è stato scritto per la selezione automatica dei dati. Questo programma è eseguibile su un calcolatore dedicato Linux ai L.N.G.S.. Come lavora il programma?

“Lavora come segue: dieci minuti dopo ogni cambio dell’ora (ossia qualche minuto dopo che il server centrale chiude il file orario di registrazione dei dati), il programma si connette al server dell’array e scarica tutti i files relativi alle varie stazioni ed all’ora stabilita; converte questi files in formato SAC; esegue l’algoritmo MUSIC (multiple signal correlation analysis), calcolando il vettore di slowness, lo spettro, l’azimut di propagazione del campo d’onda ed i parametri di correlazione, per i files convertiti. MUSIC è eseguito su una finestra temporale scorrevole di 2 s (con il 50% di sovrapposizione).

La griglia di ricerca della slowness varia da -0.5 a 0.5 s/km con passo di 0.02 s/km sia nella direzione x che in y; esegue una procedura a soglia per lo spettro di potenza della slowness; se viene rilevato un picco, viene scritto un file di informazione, ed i files dati in formato SAC sono “tagliati” attorno al picco (50 s prima e 100 s dopo il picco) per far si che il terremoto cada nella finestra selezionata e salvati come nuovi files in una nuova directory”. Dopo aver selezionato ed immagazzinato i dati, si esegue un’analisi più raffinata. Cosa fate?

“Ad ogni evento selezionato vengono contrassegnate manualmente da un operatore le varie fasi del terremoto. Il programma MUSIC viene nuovamente eseguito con una griglia si slowness più fine (-0.24 a 0.24 s/km con passo 0.004 s/km nelle direzioni x ed y). Questo metodo permette una più robusta e precisa stima della direzione di arrivo dell’onda piana che attraversa l’array. Misure di azimut di propagazione e di differenza temporale S-P sono successivamente usati per valutare la posizione epicentrale dell’evento”. L’array temporaneo di Fontari (FonArray) è collocato a Campo Imperatore?

“Dagli inizi di giugno 2007, un array temporaneo di superficie, composto da 6 stazioni, è stato installato nella piana di Fontari, vicino a Campo Imperatore (1950 m sul livello del mare). Esso è stato installato con buona approssimazione sulla verticale al di sopra di UnderSeis. I dettagli tecnici, sono: 6 sismometri a corto periodo 3D Lennartz LE 3D Lite a 1 Hz, 18 canali, dischi magneto-ottici (512 Mb) o memory cards (1 Gb, 2Gb or 5Gb) per l’immagazzinamento dei dati, alimentazione a 12 V tramite pannelli solari e batterie, campionamento a 125 Hz.

Quattro stazioni sono state installate all’interno di garages o vecchie costruzioni, mentre le restanti due sono state installate all’aperto. L’acquisizione è durata circa sei mesi, da giugno a novembre 2007. I dati di FonArray possono essere usati per una serie analisi, specialmente se analizzati assieme a quelli di UnderSeis. Argomenti per future attività di ricerca possono essere riassunti come segue: analisi di rumore sismico con tecniche d’array per la valutazione di un modello di velocità superficiale; comparazione del rumore sismico registrato con FonArray e quello registrato ad UnderSeis; analisi di terremoti con varie tecniche, dando particolare importanza agli eventi registrati in coincidenza tra i due array; studi di polarizzazione delle onde primarie e secondarie per terremoti locali e regionali; analisi in polarizzazione del rumore sismico”.

Quali sono le potenzialità dello strumento Infn-Ingv Underseis? “L’array sismico a piccola apertura è un potente strumento ad alta sensibilità, progettato ed installato presso i L.N.G.S.: Underseis fornisce un unico sistema di monitoraggio per indagare sull’attività sismica dell’Appennino centrale ed in particolare del massiccio del Gran Sasso e dell’intera regione Abruzzo. La posizione dell’array all’interno dei laboratori, assicura un soglia di detezione molto bassa (M=1.0) con un elevato rapporto segnale-rumore.

I dati dell’array possono essere usati per tracciare una mappa dell’attività sismica, utilizzando la procedura automatica. Questo sistema fornisce importanti informazioni sulla struttura della velocità dell’onda sismica nei pressi dell’array e lungo la zona sismogenetica. Le analisi svolte confermano che la risoluzione dell’array Underseis permette analisi in tempo reale della sismicità di bassa e media intensità. Queste capacità aprono nuovi scenari nella definizione delle strutture sismogenetiche, unitamente a studi dell’inomogeneità della crosta terrestre e dei processi sorgente”.
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RICERCA ITALIANA NEL MONDO – LAB.NAZ.GRAN SASSO INFN/UNIV.SALERNO/INGV-OSS.VESUVIANO – PROGETTO UNDERSEIS: MONITORAGGIO RADIAZIONI SISMICHE

RICERCA ITALIANA NEL MONDO – LAB.NAZ.GRAN SASSO INFN/UNIV.SALERNO/INGV-OSS.VESUVIANO – PROGETTO UNDERSEIS: MONITORAGGIO RADIAZIONI SISMICHE

» Alla ricerca dell’onda perfetta, dello stile di rottura della faglia, del modello matematico più raffinato in grado di descrivere magnificamente il fenomeno sismico e di fare la differenza rispetto alle nostre attuali conoscenze, in prima linea troviamo i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Istituzioni pubbliche.» A scriverlo è il giornalista Nicola Facciolini da Teramo che illustra in un esaustivo articolo una delle iniziative alle quali lavorano i Laboratori del Gran Sasso. Laboratori sotterranei dove si trova una rete di sensori e sismografi disposti a raggiera presso le sale e le gallerie che costituiscono i Laboratori : un’antenna sismica a piccola apertura angolare e grande precisione.

Il progetto UNDERSEIS, sul quale si sofferma Faccolini per la contiguità con gli eventi sismici registrati nell\’area, prevede 20 sismometri a 3 componenti ad alta sensibilità e corto periodo (banda 1-50 Hz). La spaziatura media tra i sismometri è di 90 m e permette di risolvere lunghezze d\’onda nell\’intervallo 180-500 m, corrispondenti a velocità di fase nell\’intervallo 0.2 – 10 km/s.

Il professor Roberto Scarpa dell’Università di Salerno, responsabile dell’esperimento, ci rivela in esclusiva che “il progetto UNDERSEIS, attualmente gestito dal mio gruppo all\’Università di Salerno, è un sistema di formato da 20 stazioni sismiche ad elevata sensibilità concepito per lo studio dei processi dinamici attivi nella regione appenninica”. Osserviamo questi dati: cosa indicano, prof. Scarpa? “Sono le registrazioni giornaliere, ad una delle stazioni dell\’antenna, nei giorni 5 e 6 aprile 2009. Si evidenziano la relativa calma il giorno precedente, e la scossa principale, seguita da numerose repliche. L\’elaborazione continua per la verifica sistematica di eventuali anomalie non solo della sismicità ma delle vibrazioni di fondo (ricerca di segnali coerenti nel tremore), ai fini di rilevare debolissimi segnali legati sia alla fratturazione sismiche che asismica”. L’elaborazione dei dati del sistema UNDERSEIS non è effettuabile in linea perché legata non ad un programma di monitoraggio ai fini di Protezione Civile ma solo di ricerca di base. “D’altra parte i dati sismologici sono utilizzabili solo ai fini di prevenzione, per caratterizzare la sismicità di un territorio, e non per la previsione.

Questa rimane ad oggi solo un obiettivo di ricerca coronato più da insuccessi che da successi. I media spesso, dopo il verificarsi di queste calamità, riportano casi di previsione, sempre risultati inefficaci dopo attenta verifica scientifica. Basti ricordare il metodo VAN, così pubblicizzato per anni ed anche ritenuto valido da personalità nel campo, che ha mostrato correlazioni inesistenti con i terremoti”. Per quanto riguarda la situazione di Teramo, ed in generale di tutte le altre regioni sismiche italiane, “il mondo scientifico non può dare rassicurazioni ma solo invitare a tenere presente che viviamo, per la quasi totalità dell’Italia, in zona a carattere sismico (fortunatamente modesta se rapportata alle regioni della zona circumpacifica). Bisognerebbe prestare maggiore attenzione ai controlli sulle costruzioni ed alla normativa antisismica”. Inizialmente è stata effettuata una dettagliata analisi sulle proprietà del rumore di fondo, calcolando spettrogrammi su una finestra temporale di 20 giorni. Successivamente è stata studiata la correlazione spaziale del rumore di fondo, in funzione della frequenza, su finestre temporali notturne e diurne.

“I risultati ottenuti sono stati usati per selezionare la banda di frequenza su cui effettuare l’analisi multicanale delle tracce sismiche. E’ stata poi sviluppata una procedura automatica di analisi del segnale basata su criteri di soglia dello spettro di potenza del vettore Slowness, calcolato utilizzando l’algoritmo MUSIC. L’applicazione di questa procedura sulle registrazioni continue effettuare durante il 2005 ha consentito la selezione di circa 500 terremoti. Molti di essi (270) sono eventi locali con magnitudo compresa tra 1.5 e 2 e circa il 10% di essi non sono inclusi nel catalogo INGV. Ciò indica che UNDERSEIS fornisce un significativo miglioramento alla completezza del catalogo. In seguito è stata condotta un’analisi multicanale più raffinata, che ha permesso una robusta e precisa stima della direzione di arrivo del campo d’onda attraverso l’array. Mediante la misura dell’azimuth della direzione di propagazione e dei ritardi S-P sono state effettuate localizzazioni epicentrali precise”. Un “array” sismico è costituito da un set di sismografi distribuiti su un’area della superficie della terra in uno spazio sufficientemente limitato cosicchè la forma d’onda del segnale può essere correlata tra i sismometri adiacenti.

“Questo strumento geofisico, installato nei laboratori sotterranei del Gran Sasso (Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), è situato in una zona sismica dell’Appennino centrale. Esso ha l’obiettivo di monitorare la radiazione sismica con elevata sensibilità; è un array sismico di piccola apertura composto da 20 sismometri a tre componenti a corto periodo (Mark L4C-3D)”. Array di sismometri sono usati per lo studio della struttura della terra su scala globale, regionale e locale, per lo studio dei processi sorgente dei terremoti, esplosioni nucleari e, più recentemente, per l’analisi di segnali complessi associati all’attività vulcanica. “Il principale vantaggio di un array sismico consiste nella capacità di rivelare piccoli segnali attraverso uno “stack” della forma d’onda. L’attività sismica dell’Appennino centrale, ed in particolare nella regione del massiccio del Gran Sasso, nonostante gli eventi tragici di queste ore, è relativamente bassa se paragonata ad altre aree europee sismicamente attive, come la Grecia centrale. Sono stati monitorati tre sciami sismici nell’agosto 1992, nel giugno 1994 ed ottobre 1996, con il più grande tra questi eventi avente ML=4.2”.

Questi sciami costituiscono gli eventi più intensi avvenuti dopo il 1985 nella stessa regione. “In media, circa un microterremoto al giorno di magnitudo ML=1 all’interno di 20 km di raggio dai L.N.G.S.-I.N.F.N., avvengono. Le strutture esistenti nei laboratori, oltre alle caratteristiche sismotettoniche, fanno di esso un eccellente sito per lo studio riferito allo sviluppo di tecniche ad alta sensibilità per la rivelazione di precursori sismici”. La configurazione ottimale di un array è ottenuta, generalmente, attraverso un compromesso tra il bisogno di avere un campionamento coerente del campo d’onda ed il bisogno di un’adeguata risoluzione azimutale, la quale richiede un’antenna (array) a larga apertura.

“Comunque, nella scelta, si è stati limitati dalla geometria e le dimensioni dei laboratori, cosicchè si è deciso di partire con 20 ricevitori. Per questo, Underseis ha una piccola apertura (400 x 600 m) ed una spaziatura media tra i sensori di circa 90 m, che permette di risolvere lunghezze d’onda nell’intervallo tra 1800-500 m che corrispondono a velocità di fase tra 0.2 e 10 km/s (la risposta in frequenza è nel range 1-20 Hz)”. Il principale vantaggio di questa configurazione geometrica è il miglioramento del rapporto segnale-rumore e la possibilità di eseguire una dettagliata analisi di propagazione e composizione dell’onda. “L’array è pienamente operativo dal maggio 2002. La configurazione attuale consiste di 20 elementi, ognuno equipaggiato di un sismometro MARK Product L4C-3D, 1 Hz, 3 componenti. Il segnale sismico è digitalizzato localmente ad ogni stazione sismica con un range dinamico di 24 bit ed una frequenza di campionamento di 100 Hz. La sincronizzazione del dato è ottenuta grazie all’utilizzo di un oscillatore di precisione che trasmette l’impulso UTC sincronizzato che proviene da un orologio atomico alle varie schede AD presenti alle diverse stazioni. I pacchetti di dati sincronizzati sono quindi inviati via cavo seriale ad un set di 5 PC industriali (PC nodali), i quali sono connessi attraverso una rete ethernet ad un server centrale ed ad un calcolatore on line. progetto dei componenti hardware e software di UnderSeis è partito negli anni 90; negli anni successivi il sistema è stato migliorato attraverso uno sforzo tecnologico in collaborazione tra gli ingegneri dell’Università di Granada (Spagna), l’Università de L’Aquila (oggi il team lavora per l’Università di Salerno) e l’I.N.G.V. (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)- Osservatorio Vesuviano”.

Un programma in c-shell è stato scritto per la selezione automatica dei dati. Questo programma è eseguibile su un calcolatore dedicato Linux ai L.N.G.S.. Come lavora il programma? “Lavora come segue: dieci minuti dopo ogni cambio dell’ora (ossia qualche minuto dopo che il server centrale chiude il file orario di registrazione dei dati), il programma si connette al server dell’array e scarica tutti i files relativi alle varie stazioni ed all’ora stabilita; converte questi files in formato SAC; esegue l’algoritmo MUSIC (multiple signal correlation analysis), calcolando il vettore di slowness, lo spettro, l’azimut di propagazione del campo d’onda ed i parametri di correlazione, per i files convertiti. MUSIC è eseguito su una finestra temporale scorrevole di 2 s (con il 50% di sovrapposizione). La griglia di ricerca della slowness varia da -0.5 a 0.5 s/km con passo di 0.02 s/km sia nella direzione x che in y; esegue una procedura a soglia per lo spettro di potenza della slowness; se viene rilevato un picco, viene scritto un file di informazione, ed i files dati in formato SAC sono “tagliati” attorno al picco (50 s prima e 100 s dopo il picco) per far si che il terremoto cada nella finestra selezionata e salvati come nuovi files in una nuova directory”. Dopo aver selezionato ed immagazzinato i dati, si esegue un’analisi più raffinata. Cosa fate? “Ad ogni evento selezionato vengono contrassegnate manualmente da un operatore le varie fasi del terremoto. Il programma MUSIC viene nuovamente eseguito con una griglia si slowness più fine (-0.24 a 0.24 s/km con passo 0.004 s/km nelle direzioni x ed y). Questo metodo permette una più robusta e precisa stima della direzione di arrivo dell’onda piana che attraversa l’array. Misure di azimut di propagazione e di differenza temporale S-P sono successivamente usati per valutare la posizione epicentrale dell’evento”. L’array temporaneo di Fontari (FonArray) è collocato a Campo Imperatore?

“Dagli inizi di giugno 2007, un array temporaneo di superficie, composto da 6 stazioni, è stato installato nella piana di Fontari, vicino a Campo Imperatore (1950 m sul livello del mare). Esso è stato installato con buona approssimazione sulla verticale al di sopra di UnderSeis. I dettagli tecnici, sono: 6 sismometri a corto periodo 3D Lennartz LE 3D Lite a 1 Hz, 18 canali, dischi magneto-ottici (512 Mb) o memory cards (1 Gb, 2Gb or 5Gb) per l’immagazzinamento dei dati, alimentazione a 12 V tramite pannelli solari e batterie, campionamento a 125 Hz. Quattro stazioni sono state installate all’interno di garages o vecchie costruzioni, mentre le restanti due sono state installate all’aperto. L’acquisizione è durata circa sei mesi, da giugno a novembre 2007. I dati di FonArray possono essere usati per una serie analisi, specialmente se analizzati assieme a quelli di UnderSeis. Argomenti per future attività di ricerca possono essere riassunti come segue: analisi di rumore sismico con tecniche d’array per la valutazione di un modello di velocità superficiale; comparazione del rumore sismico registrato con FonArray e quello registrato ad UnderSeis; analisi di terremoti con varie tecniche, dando particolare importanza agli eventi registrati in coincidenza tra i due array; studi di polarizzazione delle onde primarie e secondarie per terremoti locali e regionali; analisi in polarizzazione del rumore sismico”.

Quali sono le potenzialità dello strumento Infn-Ingv Underseis? “L’array sismico a piccola apertura è un potente strumento ad alta sensibilità, progettato ed installato presso i L.N.G.S.: Underseis fornisce un unico sistema di monitoraggio per indagare sull’attività sismica dell’Appennino centrale ed in particolare del massiccio del Gran Sasso e dell’intera regione Abruzzo. La posizione dell’array all’interno dei laboratori, assicura un soglia di detezione molto bassa (M=1.0) con un elevato rapporto segnale-rumore. I dati dell’array possono essere usati per tracciare una mappa dell’attività sismica, utilizzando la procedura automatica. Questo sistema fornisce importanti informazioni sulla struttura della velocità dell’onda sismica nei pressi dell’array e lungo la zona sismogenetica. Le analisi svolte confermano che la risoluzione dell’array Underseis permette analisi in tempo reale della sismicità di bassa e media intensità. Queste capacità aprono nuovi scenari nella definizione delle strutture sismogenetiche, unitamente a studi dell’inomogeneità della crosta terrestre e dei processi sorgente”.
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Un simulateur artificiel du système nerveux humain permettra de faire des recherches dans le domaine médical et d’essayer de nouveaux médicaments

Des chercheurs de l’Université de Grenade ont développé un simulateur dénommé EDLUT (‘Event driven look up table based simulator’), qui permet de reproduire n’importe quelle partie du système nerveux du corps humain, comme la rétine, le cervelet, les centres auditifs ou les centres neuronaux, faire des recherches dans de nouvelles pathologies et maladies, ou essayer de nouveaux médicaments. Il servira de même à perfectionner les robots et machines inspirés du corps humain et du système nerveux.

Ce simulateur a été développé par le groupe de recherche CASIP, du Département d’Architecture et de Technologie Informatiques de l’Université de Grenade, dont fait partie le professeur Eduardo Ros Vidal (coordinateur des projets qui ont contribué au développement du simulateur).

À la différence d’autres simulateurs semblables existant préalablement, EDLUT permet de simuler plusieurs centaines de milliers de neurones à la fois, au lieu de dizaines de milliers. Ceci a été rendu possible parce que le simulateur « compile » le comportement d’une neurone ou de plusieurs types de neurones dans une première phase, puis simule des systèmes neuronaux de moyenne ou grande échelle en se basant sur ces modèles précompilés.

« Ceci suppose un progrès technologie fondamental, et répercute indiscutablement dans la qualité de la simulation des nerfs », signale le professeur Eduardo Ros.

Téléchargement gratuit
Un autre des avantages du simulateur développé à l’UGR est qu’il s’agit d’un software libre, c’est-à-dire qu’il est possible de le télécharger librement par internet, au site http://code.google.com/p/edlut/. En ce sens, EDLUT suppose « une version innovatrice par rapport à d’autres simulateurs comme NEURON et GENESIS », selon M. Eduardo Ros, et les entreprises du secteur biotechnologique ou les centres de recherche impliqués dans ce domaine peuvent l’utiliser librement et l’adapter à leurs propres besoins.

Ce simulateur développé à l’UGR a été financé par divers projets de recherche comme Spike FORCE et SENSOPAC, initiatives de la Commission Européenne à travers lesquelles les groupes de recherche de différents domaines, comme la neuroscience et la biocomputation, ainsi que des ingénieurs électroniques travaillent depuis 2002 pour obtenir que les robots acquièrent des habiletés motrices similaires à celles des animaux, et puissent en plus percevoir un grand nombre de signaux senseurs et moteurs pour en tirer des notions cognitives.

M. Eduardo Ros Vidal souligne que SENSOPAC –projet dans lequel participent également DLR (Agence Aérospatiale allemande), en plus de plusieurs universités comme Edimbourg, Pavie, Lund, Cambridge- « se prétend l’impulsion définitive dont a besoin la technologie pour généraliser l’emploi de robots dans notre vie quotidienne. »

Une partie des résultats de ce projet de recherche a été publiée dans les prestigieuses revues « Neural Computation » et « Biosystems ».

Référence
Prof. Eduardo Ros Vidal
Département d’Architecture et de Technologie Informatique de l’Université de Granade.
Tél. : 958 246 128 / 657 556 034
Courriel : eduardo@atc.ugr.es;
website : http://www.sensopac.org; http://atc.ugr.es/~eduardo


Development of an artificial simulator of the human nervous system to do research into diseases and test new medicines

Researchers of the University of Granada have developed a simulator, so-called EDLUT (‘Event driven look up table based simulator’), which permits to reproduce any part of the body’s nervous system, such as the retina, the cerebellum, the hearing centres or the nervous centres. This scientific advance permits to analyze and understand the functions of the nervous centres, to do research into new pathologies and diseases or test new medicines; it will also be useful to improve the robots and machines inspired in the human body and the nervous system.

This simulator has been developed by the research group CASIP, of the department of Architecture and Computer Technology of the University of Granada, to which professor Eduardo Ros Vidal (coordinator of the projects in which the simulator has been developed) belongs to.

Unlike other simulators similar to the preceding versions, EDLUT permits to similar several hundreds of thousands neurons at the same time, instead of several tens. This is possible thanks to the fact that the simulator “compiles” the behaviour of a neuron or several types of neurons in a first stage and next, it simulates medium and great-scale neuronal systems based on these pre-compiled models.

“This fact means an essential technological advance and indisputably affects the quality of nervous simulation”, says professor Eduardo Ros.

Free downloading
Another important advantage of the simulator developed at the University of Granada is that it is free software, this is, that it can be freely downloaded through the Internet at http://code.google.com/p/edlut/. In this sense, EDLUT means “an innovative version with regard to other simulators such as NEURON and GENESIS”, in the words of Ros, and those companies of the biotechnological sector or research centres interested in this field can use it freely and adapt it to their own needs.

This simulator developed at the UGR has been financed by different research projects such as SpikeFORCE and SENSOPAC, initiatives of the European Commission through which research groups of different fields such as neuroscience, biocomputing and electronic engineers have been working since the year 2002 in order to get that robots have similar movement skills to those of the animals, and can also perceive a great number of signs of sensors and motors in order to draw cognitive notions.

Eduardo Ros Vidal insists that ¡ SENSOPAC –a project which also has the participation of DLR (German Aerospace Agency), besides several universities such as the University of Edinburgh, Erasmus, Pavia, Lund, Cambridge- “intends to be the definitive boost that technology needs to generalize the use of robots in our everyday life”.

The results of this research project have been partly published in the renowned journals ‘Neural Computation’ and ‘Biosystems’.

Reference
Prof Eduardo Ros Vidal
Department of Architecture and Computer Technology of the University of Granada
Tlfno: 958 246 128 / 657 556 034
E-mail eduardo@atc.ugr.es | Web http://www.sensopac.org | http://atc.ugr.es/~eduardo


Desarrollan un simulador artificial del sistema nervioso humano que permitirá investigar enfermedades y ensayar nuevos fármacos

Investigadores de la Universidad de Granada han desarrollado un simulador, denominado EDLUT (‘Event driven look up table based simulator’), que permite reproducir cualquier parte del sistema nervioso del cuerpo humano, como la retina, el cerebelo, los centros auditivos o los centros nerviosos. Este avance científico permitirá analizar y comprender mejor las funciones de los centros nerviosos, investigar nuevas patologías y enfermedades o ensayar nuevos fármacos, y además servirá para perfeccionar los robots y máquinas inspirados en el cuerpo humano y el sistema nervioso.

Este simulador ha sido desarrollado por el grupo de investigación CASIP, del departamento de Arquitectura y Tecnología de los Computadores de la Universidad de Granada, al que pertenece el profesor Eduardo Ros Vidal (coordinador de los proyectos en los que se ha desarrollado el simulador).

A diferencia de otros simuladores parecidos que ya existían anteriormente, EDLUT permite simular varios cientos de miles de neuronas a la vez, en lugar de varias decenas. Esto es posible gracias a que el simulador “compila” el comportamiento de una neurona o varios tipos de neurona en una primera fase y luego simula sistemas neuronales de media y gran escala basándose en estos modelos pre-compilados.

“Este hecho supone un avance tecnológico fundamental, y repercute indiscutiblemente en la calidad de la simulación de los nervios”, apunta el profesor Eduardo Ros.

Descarga gratuita
Otra de las grandes ventajas del simulador desarrollado en la Universidad de Granada es que se trata de software libre, es decir, puede descargarse libremente a través de Internet, en la dirección http://code.google.com/p/edlut/. En este sentido, EDLUT supone “una versión innovadora con respecto a otros simuladores como NEURON y GENESIS”, en palabras de Ros, y aquellas empresas del sector biotecnológico o centros de investigación interesados en este ámbito pueden emplearlo libremente y adaptarlo a sus propias necesidades.

Este simulador desarrollado en la UGR ha sido financiado por diversos proyectos de investigación como SpikeFORCE y SENSOPAC, iniciativas de la Comisión Europea a través de la que grupos de investigación de de distintas áreas como neurociencia, biocomputación e ingenieros electrónicos vienen trabajado desde el año 2002 para conseguir que los robots tengan habilidades de movimiento similares a las de los animales, y además puedan percibir un gran número de señales de sensores y motoras para extraer nociones cognitivas.

Eduardo Ros Vidal destaca que SENSOPAC –proyecto en el que también participan DLR (Agencia Aeroespacial Alemana), además de varias universidades como la de Edimburgo, Erasmus, Pavia, Lund, Cambridge- “pretende ser el impulso definitivo que la tecnología necesita para generalizar el empleo de robots en nuestra vida diaria”.

Parte de los resultados de este proyecto de investigación han sido publicados en las prestigiosas revistas ‘Neural Computation’ y ‘Biosystems’.

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Referencia
Prof. Eduardo Ros Vidal
Departamento de Arquitectura y tecnología de Computadores de la Universidad de Granada
Tel. 958246128 | 958241000 (ext. 31218)
Correo e. eduardo@atc.ugr.es | Web www.sensopac.org | http://atc.ugr.es/~eduardo


Visita del rector de la Universidad de Granada a Órgiva

El rector de la Universidad de Granada, Francisco González Lodeiro, realizará mañana, viernes, 17 de abril, una visita a Órgiva y mantendrá un encuentro con los representantes del municipio.

En un acto público que se celebrará en el Ayuntamiento, intervendrán la alcaldesa- presidenta de Órgiva, María Ángeles Blanco López, junto con Miguel Carrascosa, como representante de la UNESCO y el profesor de la Universidad de Granada, Francisco Sánchez-Montes, quien hablará sobre “Órgiva en la Historia”. El rector Lodeiro cerrará el acto.

Seguidamente se realizará una visita a la Biblioteca de Órgiva que posee unos fondos cervantinos de primer orden y al Archivo-Museo de Ruiz de Almodóvar existente en la localidad.

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Convocatoria
Día: Viernes, 17 de abril
Hora: 18 horas
Lugar: Ayuntamiento de Órgiva


Presentación de las Actas del I Congreso de Arqueología Ibérica y de los Cuadernos de Prehistoria y Arqueología

El Parque de las Ciencias acogerá mañana viernes, 17 de abril, la presentación de las Actas del I Congreso de Arqueología Ibérica editadas por la Universidad de Granada y la Autónoma de Madrid y del número 18 de los Cuadernos de Prehistoria y Arqueología editado por la Universidad de Granada.

El acto se completa con la conferencia ‘Imágenes de la Arqueología Ibérica Granadina a principios de siglo’, a cargo del Catedrático de la Universidad Autónoma de Madrid, Juan Bánquez Pérez.

A la presentación asistirán Francisco González Lodeiro, rector de la Universidad de Granada, Javier Lara, director general de Promoción Rural de la Consejería de Agricultura y Pesca de la Junta de Andalucía; Pedro Benzal, delegado de la Consejería de Cultura; Pedro Fernández Peñalver, alcalde de Baza; Jesús Amurrio Sánchez, presidente del Grupo de Desarrollo Rural Altiplano de Granada; Fernando Molina González, director del Departamento Prehistoria y Arqueología de la Universidad de Granada, y Andrés Maria Adroher Auroux, presidente de la AEAB.

Convocatoria
DÍA: Viernes, 17 de abril
HORA: 18.00 horas
LUGAR: Sala Gütenberg. Edificio Microscopio del Parque de las Ciencias


Creación audiovisual en la Facultad de Bellas Artes

Con la presencia del vicerrector de Extensión Universitaria, Miguel Gómez Oliver, se inaugura el viernes a las 12 horas, la “II Muestra de vídeo andaluz”, en el Salón de Actos de la Facultad de Bellas Artes. Las actividades, que continuarán hasta el 29 de abril, se desarrollarán de lunes a viernes, en horarios de 9.00 a 21.00 horas.

Se trata de una doble actividad de creación audiovisual: «II muestra de vídeo andaluz. Survideovisiones» (INICIARTE, Junta de Andalucía) y «I muestra de creación artística audiovisual» (alumnos de la Facultad de la Facultad de Bellas Artes) que organizan la Universidad de Granada y la Consejería de Cultura de la Junta de Andalucía, en una doble exposición de piezas artísticas de videocreación.

En el acto de inauguración participarán, igualmente, el director del Centro de Cultura Contemporánea, Ricardo Anguita; la coordinadora del Programa Iniciarte (Dirección General de Museos y Arte Emergente), Cristina Garcés Hoyos, y el decano de la Facultad de BBAA, Víctor Medina. Además estarán presentes la comisaria de la I Muestra de Vídeo andaluz, Margarita Aizpuru, y las comisarias de la Muestra de Bellas Artes, Theótima Amo Sáez, Mar Garrido Román y Ana García López.

La “II Muestra Survideovisiones” presenta una selección de obras videográficas representativas de registros muy diversos, que ofrecerá una visión completa del vídeo actual producido en Andalucía. Por su parte la “I Muestra de Creación Artística Audiovisual” difundirá una selección de obras producidas por alumnos de la asignatura del mismo nombre y de proyectos de fin de carrera del área de audiovisuales, ambos con una gran demanda y larga tradición en la titulación en BBAA de la Universidad de Granada.

Actividad
Creación audiovisual: “II Muestra de vídeo andaluz”
Inauguración: Viernes, 17 de abril
Hora: 12.00 horas
Lugar: Salón de Actos de la Facultad de Bellas Artes
Organiza: Decanato de Bellas Artes de la UGR
Horarios: de 9 a 21 horas, de lunes a viernes

Referencia
Profesor Víctor Medina Flórez
Decano de la Facultad de Bellas Artes. Universidad de Granada
Tel. 958243815 | 958 242958. Correo e. vmedina@ugr.es


Arranca en Granada la Ruta Emprendedora para promover el desarrollo de proyectos empresariales entre los universitarios

El Vicerrector del Parque Tecnológico de Ciencias de la Salud de la Universidad de Granada, Ignacio Molina, el delegado de Innovación, Ciencia y Empresa en Granada, Francisco Cuenca, y el director de la Oficina de Resultados de Investigación (OTRI) de la UGR, Jesús Chamorro, presentarán mañana viernes, 17 de abril, a las 10:45 horas, el proyecto de la Ruta Emprendedora. Una iniciativa pionera que nace con el objetivo de fomentar la cultura emprendedora en el entorno universitario.

Este proyecto, centrado en el emprendedor, se desarrollará en cuatro fases hasta finales de mayo. Mañana dará comienzo la Ruta Emprendedora con una visita a las dependencias del BIC Granada, donde los alumnos podrán conocer “in situ” cómo crear una empresa, y compartir la experiencia de otros emprendedores del sector de su interés.

Posteriormente, están previstas dos fases de formación: una consistente en talleres específicos destinados a la motivación y captación de emprendedores, y otra basada en cursos avanzados sobre creación de empresas. El proyecto concluirá con un periodo de prácticas en las empresas de base tecnológica surgidas de la UGR.

La Ruta Emprendedora surge de la colaboración conjunta entre la Universidad de Granada con los dos principales agentes de la Junta de Andalucía implicados en este proceso emprendedor: el Centro de Apoyo al Desarrollo Empresarial (CADE) y el Centro Europeo de Empresas e Innovación (BIC).

Convocatoria
Día: Viernes, 17 de abril.
Hora: 10:45 h.
Lugar: Edificio BIC Granada (Campus de la Salud)

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Referencia
Mariví Tristante López. Técnico OTRI. Universidad de Granada
Tel. 958750620. Correo e. marivi@ugr.es
Web http://otri.ugr.es/


¿Qué cambia y qué permanece con Obama? Mesa redonda en el Instituto de la Paz y los Conflictos de la UGR

El Instituto de la Paz y los Conflictos de la Universidad de Granada celebrará mañana viernes, 17 de abril, a las 19,30 horas, una mesa redonda bajo el título “¿Qué cambia y qué permanece con Obama?”.

En ella participarán varios miembros de la Asociación Española de Investigación para la Paz (AIPAZ), como Manuela Mesa (directora de CEIPAZ, Madrid), Carmen Magallón (directora de la Fundación SIP, Zaragoza), Vicent Martínez (director de la Cátedra Unesco de Filosofía para la Paz, Castellón), Manuel Dios (director del Seminario Galego Educación para a Paz, Santiago de Compostela), Tica Font (directora del Institut Català Internacional per la Pau, Barcelona).

Convocatoria
DÍA: Viernes 17 de abril
HORA: 19:30 horas
LUGAR: Salón de Actos del Centro de Documentación Científica (C/ Rector López Argüeta s/n)

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Referencia
Instituto Universitario de Investigación de la Paz y los Conflictos
Tel. 958244142 | 958 248 356
Correo e. eirene@ugr.es


Los traductores del juicio del 11M, en la Facultad de Traducción e Interpretación

Mañana, viernes 17 de abril, a las 12 h., en la Sala de Conferencias de la Facultad de Derecho, se va a celebrar una mesa redonda sobre «Nuremberg en Madrid: La importancia de la traducción e interpretación profesional como garantía de la tutela judicial efectiva», organizada por los grupos de investigación GRETI, “La interpretación ante los retos de la mundialización: formación y profesión” y AVANTI, “Avances en Traducción e Interpretación”, con la colaboración de las facultades de Traducción e Interpretación y Derecho.

Según explica la profesora Anne Martin, de la Facultad de Traducción e Interpretación, organizadora de esta actividad, “El macrojuicio por los sucesos del 11M marca un punto de inflexión en la historia judicial española por numerosas razones. La traducción e interpretación cobraron una gran visibilidad por la importancia del tema, la cobertura mediática y por las implicaciones políticas. Fue la primera vez que se realizó interpretación simultánea en una sala de vistas española (fuera de Euskadi). Los intérpretes eran profesionales de amplia experiencia que dominaban distintas variedades de árabe dialectal”. Asimismo, Anne Martin señala que la defectuosa traducción en Italia de unas escuchas telefónicas practicadas al principal imputado, Rabei Osman, “El Egipcio”, contribuyó en parte a su absolución. Anne Martin explica que “En entornos judiciales españoles, parte del trabajo de traducción/interpretación está en manos de personas no cualificadas ni formadas que trabajan en condiciones laborales claramente deficitarias, situación que no ofrece ninguna garantía para la tutela judicial efectiva”.

En esta mesa redonda intervendrá el abogado defensor de Rabei Osman, quien hablará de su estrecha e importantísima colaboración con el equipo de traductores/intérpretes del juicio 11M. Igualmente, participará el coordinador del equipo de intérpretes y participante en la prueba pericial de las traducciones de las escuchas a “El Egipcio”. Asimismo, para tratar la situación cotidiana de la traducción e interpretación en los juzgados españoles, se contará con la participación del Secretario de la Asociación Profesional de Traductores e Intérpretes Judiciales.

Ponentes:

Endika Zulueta, abogado penalista, letrado defensor de Rabei Osman, «El Egipcio», en el juicio del 11M
Abderrahim Abkari Azouz, traductor/intérprete y perito lingüístico en el juicio del 11M
Juan Miguel Ortega, secretario de la Asociación Profesional de Traductores e Intérpretes Judiciales (APTIJ). Traductor/Intérprete del Tribunal Superior de Justicia (Madrid). Profesor de la Universidad de Alicante

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Convocatoria
Día: Viernes 17 de abril de 2009
Hora: 12 horas
Lugar: Sala de Conferencias de la Facultad de Derecho

Referencia
Profesora Anne Martin. Facultad de Traducción e Interpretación
Tel. 958 244100 | Correo e. anne@ugr.es