“Mariquilla” presenta la historia oral de su vida

“Mariquilla” presenta la historia oral de su vida
Ardiendo y echando chispas. La memoria de Mariquilla es el título del libro de la bailaora granadina María Guardia Gómez (1943), en la que resume su vida artística, empresarial y didáctica, recogida por el periodista Carlos Arbelos. Una obra que se presentará el próximo viernes 10 de febrero -19:30- en Flamenka (Málaga).

Contada en primera persona, “Mariquilla” realiza un recuento de su vida que comienza con sus primeros recuerdos en las cuevas del Camino del Sacromonte a finales de la década de 1940, hasta el día de hoy que con más de sesenta años se sigue dedicando a enseñar a bailar a las nuevas generaciones y esta empeñada en constituir una Fundación que con su nombre contribuirá a ayudar a los jóvenes valores del baile que carecen de recursos.

En ella queda reflejada toda su vida artista que conoció los más importantes escenarios de todo el mundo, en los que siempre obtuvo las mejores críticas, hasta sus avatares como empresaria en el tablao “El Jaleo” de Torremolinos (Málaga) por el que pasaron los mejores artistas de la época pasando por su período de directora de la primera Cátedra de Flamencología que tuvo la Universidad de Granada.

Con un verbo chispeante y pleno de anécdotas curiosas y graciosas su memoria se engarza con el desarrollo del arte flamenco de los últimos 50 años de existencia.

A la vez es un testimonio único en la historia flamenca de Granada ya que por primera vez una artista que comenzó bailando en las cuevas del Sacromonte cuenta en su plenitud todas sus vivencias, sus penas y sus alegrías.

La obra se complementa con una serie de coplas y poemas de su autoría, que algunas veces han sido cantadas y en otras rebelan sus sentimientos más íntimos. Así como también se incluyen una serie de opiniones de periodistas y flamencólogos sobre su manera apasionada de bailar.

Con el libro se obsequia un DVD (Colaboración de Canal 21) en que se incluyen actuaciones de tres generaciones de la misma saga familiar: su madre “La Mami Carajarapa”, ella misma en sus actuaciones más destacadas y las de sus hijas Lucía y Tatiana Garrido que se enlazan con un álbum fotográfico de incalculable valor.

La portada del libro y del DVD fue diseñada por el pintor David Zaafra, basándose en una fotografía de Mariquilla cuando tenía tres años y en su trabajo pictórico “Mariquilla. Arte y pasión flamenca”.

La obra se presentará en Flamenka –Galerías Goya, calle Candelería 6- de Málaga, el próximo viernes 10 de febrero.

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Miguel A. Melgares juega en su instalación escultórica con las normas deportivas

sala siglo xxi

Miguel A. Melgares juega en su instalación escultórica con las normas deportivas

S.C.
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HUELVA. La Diputación Provincial de Huelva inaugura hoy, a las 19.30 horas, en la Sala Siglo XXI del Museo Provincial, la exposición Yolanda Ross, de Miguel Ángel Melgares (Málaga, 1980). Este artista obtuvo en 2004 la Beca Daniel Vázquez Díaz que, desde hace 13 años, convoca el Área de Cultura para premiar los proyectos creativos de artistas andaluces.
Según ha explicado la vicepresidenta de la Diputación, Manuela Parralo, Miguel Ángel Melgares presenta una instalación escultórica que recrea una pista de tenis a escala expositiva y una instalación de 700 varitas de cristal de pirex extrusionado y apuntado, ancladas a la pared. Esto se completa con un vídeo, donde Yolanda Ross, una tenista con cabeza de camaleón, juega un fatídico partido contra el frontón vítreo.

A través de ella, ha añadido la vicepresidenta, el artista no sólo cuestiona las normas deportivas, sino que ofrece una composición cargada de sarcasmo con múltiples lecturas.

Este joven artista malagueño es licenciado en Bellas Artes por la Universidad de Granada y ha realizado varias exposiciones colectivas e individuales en ciudades como París, Madrid, Pamplona, Córdoba, Jaén, Granada y Sevilla. Además, en 2004, cuando la Diputación onubense le concedió la Beca Daniel Vázquez Díaz a la Creación Plástica Contemporánea, también fue galardonado con el Premio Alonso Cano de Artes Visuales en la modalidad de fotografía y una de sus obras fue seleccionada para el Premio de Pintura Focus-Abengoa.

Yolanda Ross se mantendrá abierta al público hasta el 26 de febrero en la Sala Siglo XXI, que dedica la Diputación onubense a mostrar las últimas manifestaciones del arte contemporáneo andaluz y nacional.

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Cristóbal o Cristoforo?

Notiziario NIP – News ITALIA PRESS agenzia stampa – N° 26 – Anno XIII, 7 febbraio 2006

Cristóbal o Cristoforo?

LUniversità di Tor Vergata di Roma e quella spagnola di Granada hanno dato il via a una ricerca tesa a determinare una volta per sempre lorigine nazionale di quello che gli italiani chiamano Cristoforo Colombo e che presso gli ispanofoni è conosciuto come Cristòbal Colón. Sotto osservazione il DNA dei soggetti maschi sparsi tra Italia e Spagna che portano lo stesso cognome dello scopritore del Nuovo Mondo

Roma – La contesa sullorigine del navigatore Cristoforo Colombo potrebbe giungere presto a una risoluzione. I natali genovesi o spagnoli di Colombo/Colón potrebbero infatti essere rivelati da una doppia indagine campionaria sul DNA dei presunti discendenti sparsi tra la Spagna e lItalia che dovrebbe vedere la conclusione entro il maggio 2006.

Nellambito di un progetto comune, infatti, i dipartimenti competenti dellUniversità spagnola di Granada e di quella italiana di Roma Tor Vergata hanno avviato unindagine genetica orientata a valutare le caratteristiche del DNA dei soggetti maschi che, sulla base dellomonimia, sono classificabili come possibili pronipoti dello scopritore del Nuovo Mondo . La speranza dei ricercatori è quella di individuare unidentità genetica correlata a una delle due nazioni che di Colombo si contendono i natali.

Lidea – spiega Olga Rickards, docente e direttore del centro di Antropologia molecolare per lo studio del DNA antico presso lUniversità di Roma Tor Vergata – è partita da José Lorente Acosta, direttore del Laboratorio di identificazione genetica dellUniversità di Granada che da tempo si occupa di molte diatribe sulla figura di Colombo a cominciare dalla contesa sui resti riesumati a Siviglia nel 2001 che devono ancora essere confrontati con quelli di Santo Domingo .

Il riferimento corre allaltra grande contesa storiografica tra Spagna e Repubblica Dominicana , entrambe decise a sostenere lautenticità dei resti dello scopritore, sepolto a Siviglia secondo le autorità spagnole e a Santo Domingo secondo quanto più volte ribadito dalla Repubblica Dominicana. La polemica sui resti di Colombo, che potrà essere risolta solo a seguito di una riesumazione dei resti dominicani per altro mai autorizzata, non dovrebbe influire sulla ricerca italo-spagnola. Gli scienziati impegnati nel progetto corrente hanno infatti scelto di considerare come DNA di riferimento quello estratto dallo scheletro del figlio di Colombo, Hernando , sepolto in Spagna.

La scelta appare logica sotto almeno due punti di vista , la riconosciuta identità del figlio, sulla quale non vi sono mai state contestazione, e ladeguato stato di conservazione della sua mappa genetica, condizione necessaria per procedere allo studio.

Col passare degli anni – ricorda la Rickards – il DNA tende alla degradazione frammentandosi in sequenze eccessivamente ridotte e di per sé poco significative, ovvero in grado di darci poche informazioni. Nel caso di Hernando i frammenti risultavano abbastanza lunghi e per questo utilizzabili. Daltra parte occorre ricordare che per questo genere di analisi 500 anni non rappresentano un tempo eccessivamente lungo .

Identificata lidentità genetica di riferimento, la ricerca ha potuto prendere il via in Italia come in Spagna. In Catalogna, nelle regione francese confinante e in Liguria sono stati campionati i soggetti maschi di nome Colón o Colombo – spiega la ricercatrice – . In Italia abbiamo inviato ai circa 250 soggetti individuati nellelenco telefonico della Liguria una lettera informativa con il cotton fioc necessario per il prelievo di saliva e la richiesta di consenso. Al momento stanno arrivando le prime risposte .

Unéquipe scientifica spagnola si occuperà intanto di esaminare il codice genetico di 120 individui di cognome Colom, la versione catalana di Colón, per verificare lipotesi della sua origine iberica lanciata la prima volta nel 1927 dallo storico peruviano Luis Ulloa Cismeros. Una teoria cui se ne sono affiancate altre che lo avrebbero identificato come pirata, cospiratore, o figlio di una famiglia ebraica in fuga dalle persecuzioni religiose dei Reyes Católicos .

La duplice indagine, come ricorda Olga Rickards non deve essere vista tuttavia come una sfida carica di nazionalismo tra Italia e Spagna. Gli scienziati di entrambi i Paesi lavorano infatti a un progetto comune, finanziato dallAteneo iberico , in cui la parola definitiva viene lasciata al responso di un esame di per sé incapace di mentire, la cui efficacia risulterebbe tuttavia condizionata a fattori casuali.

Sulla base dellopinione di molti storici sono convinta che lipotesi più probabile sia quella dellorigine genovese di Colombo – afferma la Rickards – , tuttavia non è detto che la ricerca possa produrre subito una risposta certa. Di per sé lindagine sul dna non presenta un margine di errore, tuttavia per avere un risultato sicuro sarebbe necessario individuare una variante del cromosoma Y di Hernando che si riscontri solo in Liguria o solo in Spagna. In caso contrario dovremmo valutare limportanza dellincidenza procedendo per indagini e ipotesi statistiche .

Condizione necessaria per il buon esito dellindagine resta in primo luogo la diffusa risposta dei soggetti interpellati, dimostratisi a oggi quanto meno interessati alliniziativa e apparentemente ben disposti alla collaborazione. Al momento – spiega la Rickards – abbiamo iniziato a ricevere risposte positive dai soggetti interpellati, la speranza è quella di poter disporre di qualche risultato significativo per il mese di maggio quando si celebreranno i 500 anni della morte di Colombo. Su 250 contatti speriamo di ottenere almeno un centinaio di risposte .

Una condizione fondamentale per garantire al campione risultante un adeguato grado di rappresentatività in quella che vuole essere prima di tutto una sfida della scienza ai misteri irrisolti della storia e non una battaglia tra ricercatori per la conquista di una frazione, per quanto importante, del proprio orgoglio nazionale.

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La comida basura incrementa los casos de anemia

Anemia
La comida basura incrementa los casos de anemia
Vértigo y cansancio crónico son lo síntomas más frecuentes de esta enfermedad

Los hábitos alimenticios actuales en los que predomina la comida basura es la principal causa de anemia en la sociedad. Una dieta rica en hierro, compuesta principalmente por todo tipo de carne, vegetales, fibra y leche, es el mejor tratamiento contra esta enfermedad.

· S. Barcenilla – 08/02/2006
Las nuevas dietas y los nuevos hábitos de comida son las causas principales de que la anemia se haya convertido en un problema se salud pública. Esta enfermedad aparece debido a una concentración de hemoglobina por debajo de los valores normales, un déficit que se manifiesta normalmente en la falta de ciertos minerales como el hierro o el calcio.

Sus síntomas se traducen en un malestar general que irá en aumento de no tratarse adecuadamente: del cansancio, sueño constante, tensión baja, inflamación en los tobillos, vértigos y dolores de cabeza, pasaremos a padecer alteraciones menstruales, fragilidad en las uñas e incluso caída del cabello, que a su vez produce problemas psicológicos, y como consecuencia de todo esto, un empeoramiento en la calidad de vida.

La anemia más habitual es la producida por una dieta inadecuada, de hecho, en países con altos porcentajes de desnutrición, esta enfermedad está a la orden del día. En el caso español, la desnutrición no es un problema, pero “el incremento en el consumo de comida basura en los últimos tiempos ha hecho que manipulemos los alimentos y no absorbamos todos los minerales necesarios en una dieta”, tal y como asegura Fernando Escobar, catedrático de medicina de la Universidad de Granada y jefe del Servicio de Endocrinología del Hospital Clínico San Cecilio de esta misma ciudad. Escobar considera que “hoy en día no se toman legumbres ni determinados tipos de carne, pero sí se abusa del alcohol, del café y de determinados fármacos como los laxantes que impiden la absorción de minerales”.

El tratamiento: una dieta equilibrada

La forma de recuperar los niveles de hierro o de calcio es acudiendo al médico de cabecera que, tras el análisis clínico, nos recomiende una dieta rica en minerales y por tanto en la que abunde la carne, vegetales, pan y cereales, mariscos, frutos secos, frutas ricas en vitamina C y como mínimo, 3 vasos de leche. Así como evitar consumir en exceso alimentos que frenen la absorción de éstos, como el café, el té o la yema de huevo.

Pero la anemia por nutrición anómala no es el único tipo de anemia, de hecho, Escobar asegura que “hay muchísimos tipos que no tienen nada que ver entre ellos, posiblemente porque, dentro de la hematología, es uno de los capítulos más bien estudiados” y de la misma manera que no tienen nada que ver, tampoco se tratan por igual. Por eso, el principal consejo de este especialista es acudir a nuestro médico de cabecera que nos haga un estudio analítico no solo de hierro, sino también de glóbulos rojos y nos recete el tratamiento idóneo para cada caso.

El doctor Escobar respondía a estas y a otras preguntas en el programa que cada sábado la Ser dedica a la salud.

Cómo disminuir los casos de anemia en los pacientes con cáncer

La anemia es una manifestación muy frecuente entre los pacientes con cáncer. Se calcula que, al menos en Europa, hasta un 75% de todos los enfermos con cáncer pueden llegar a tener anemia en algún momento de la evolución de su enfermedad.

Esta patología añadida contribuye en una alta proporción a la debilidad de los pacientes, con el consecuente deterioro de la calidad de vida de éstos.

Pero en los últimos tiempos, la progresiva introducción clínica de los agonistas del receptor de la eritropoyetina (ARE), un nuevo tratamiento, ha disminuído los casos de anemia considerablemente en enfermos de cáncer y ha mejorado la calidad de vida significativamente en los pacientes con anemia inducida por quimioterapia y en los que presentan una anemia de enfermedad crónica.

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DVD de técnica de exodoncia dental

8/2/2006

DVD de técnica de exodoncia dental
Universidad de Granada

Coordinado por Manuel Vallecillo Capilla, del departamento de Estomatología de la UGR, este programa aspira a impulsar la creatividad y dedicación en el proceso de enseñanza.

Con la visualización del DVD que lleva por título Anatomía, instrumental y procedimiento quirúrgico en la técnica de extracción dentaria los alumnos podrán identificar las estructuras anatómicas que van a condicionar la exodoncia simple, diferenciarán y conocerán el manejo del instrumental necesario para llevar a cabo una exodoncia simple en cada grupo dentario y podrán conocer los pasos de la extracción simple para cada grupo dentario, pues con este proyecto de innovación docente que coordina el profesor Manuel Vallecillo Capilla, del departamento de Estomatología de la Universidad de Granada se pretende desarrollar en los alumnos una capacidad de autoaprendizaje basada en los nuevos recursos informáticos, al tiempo que se impulsan las prácticas innovadoras estimulando la creatividad y dedicación en el proceso de enseñanza.

Con este proyecto, en el que participan, junto al coordinador Manuel Vallecillo Capilla, los también profesores Mª Victoria Olmedo Gaya, Candela Reyes Botella, Estrella Prados Sánchez y Mª de Nuria Romero, se ha elaborado un DVD que servirá de apoyo a la docencia teórica y sobre todo práctica de los alumnos de Odontología que cursen las asignaturas de Cirugía Bucal, Fundamentos de Cirugía Maxilofacial y Tratamiento integral de los dientes retenidos. En este DVD se desarrolla, de un modo muy didáctico, la técnica de la exodoncia dental; que constituye, al ser el procedimiento quirúrgico más habitual que se lleva a cabo a nivel de la cavidad bucal, la base de la formación práctica del alumno de Cirugía Bucal. El DVD consta de 3 apartados; anatomía aplicada a la exodoncia dental, instrumental necesario para llevarla a cabo y técnica quirúrgica.

Según los responsables del proyecto, la Licenciatura de Odontología, es una licenciatura eminentemente práctica que debe sustentarse en unos conocimientos teóricos actualizados. Pensamos por ello, que todos los recursos encaminados a la mejora y apoyo de las prácticas clínicas deben ser fomentados. La realización de este proyecto de innovación docente obedece a la necesidad del alumno que cursa la asignatura de Cirugía Bucal, de tener una guía visual que le sirva de apoyo a las prácticas preclínicas desarrolladas en el primer trimestre del curso y que a su vez, le haga estar mejor preparado para iniciar las prácticas clínicas sobre pacientes que se realizan en los dos siguientes trimestres.

Impulso práctico
Este proyecto de innovación docente es, en realidad, la continuación del libro titulado Técnicas básicas en Cirugía Bucal, realizado también por esta unidad docente de Cirugía Bucal. El volumen fue publicado el pasado curso académico 2004-2005, con el objetivo -dicen los autores- de ser el manual para la docencia práctica de la asignatura y, tras un año de andadura, goza de una amplia aceptación y reconocimiento por parte del alumnado. Ahora, por medio de este DVD, pretendemos darle a la parte teórica de las prácticas un notable impulso práctico, que debe ser el objetivo fundamental de todo el profesorado de Odontología.

Con este proyecto, aprobado por el Vicerrectorado de Planificación, Calidad y Evaluación, los responsables aspiran a transmitir nuestros conocimientos, producto de un trabajo y de una experiencia de años, de un modo didáctico y sobre todo visual, esperando que el alumno pueda adquirir con facilidad los principios más importantes de la práctica quirúrgica odontológica.

Con la experiencia hasta ahora desarrollada, afirman los autores del proyecto, hemos comprobado que esta experiencia, ha servido para afianzar entre nosotros el uso e integración de las tecnologías de la información en el desarrollo de la docencia universitaria cotidiana. Nos vemos estimulados a una mejor selección y elaboración de los contenidos que ofrecemos en nuestras asignaturas, así como del modo de llevar a cabo su presentación. Ya en el presente curso académico, hemos comenzado a ofrecer estos nuevos instrumentos y metodologías a los alumnos, tanto en la docencia teórica como en la práctica.

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Islam político en Sudán

8/2/2006

Islam político en Sudán
Universidad de Granada

La tesis doctoral del investigador Rafael Ortega Rodrigo analiza los aciertos y fracasos que este movimiento experimentó al pasar de la teoría a la práctica.

La tesis analiza las aportaciones del islamismo sudanés tanto a la vida política, social, intelectual y económica del país como al propio islamismo más allá de las fronteras del país. El estudio de Rafael Ortega examina la figura del máximo representante del islamismo sudanés: el doctor Hasan al-Turabi, pensador, activista y hombre de Estado, que ha presentado propuestas muy originales, como la defensa de un feminismo islamista o la creación de una internacional islamista (la Conferencia Popular Árabe e Islámica).

Su investigación reflexiona acerca de los fracasos que sufrió el intento del movimiento islamista sudanés de poner en práctica, a partir de 1989, su modelo teórico de Estado y de sociedad. Las razones de estos fracasos hay que buscarlas en el propio movimiento (ya que se convirtió en los primeros años en un régimen excluyente y represor), y en las presiones internacionales en su contra. Sin embargo, la investigación concluye que el régimen y el movimiento islamista se encuentran en proceso de readaptación a un nuevo Sudán, integrador, plural y democrático

El estudio de Rafael Ortega examina la figura del máximo representante del islamismo sudanés: el doctor Hasan al-Turabi, pensador, activista y hombre de Estado, que ha presentado propuestas muy originales, como la defensa de un feminismo islamista o la creación de una internacional islamista (la Conferencia Popular Árabe e Islámica).

Su investigación reflexiona acerca de los fracasos que sufrió el intento del movimiento islamista sudanés de poner en práctica, a partir de 1989, su modelo teórico de Estado y de sociedad. Las razones de estos fracasos hay que buscarlas en el propio movimiento (ya que se convirtió en los primeros años en un régimen excluyente y represor), y en las presiones internacionales en su contra. Sin embargo, la investigación concluye que el régimen y el movimiento islamista se encuentran en proceso de readaptación a un nuevo Sudán, integrador, plural y democrático

La investigación concluye que el régimen y el movimiento islamista se encuentran en proceso de readaptación a un nuevo Sudán, integrador, plural y democrático

El Islam político llegó al poder en Sudán en 1989, en la que supone la única experiencia de un movimiento de estas características que ha triunfado en el mundo árabe hasta el momento. Sin embargo, nadie había analizado los cambios que el movimiento islamista sudanés ha experimentado desde su creación en la década de los cuarenta hasta las últimas transformaciones vividas a principios del siglo XXI.

Comprender mejor el papel del Islam político
El investigador Rafael Ortega Rodrigo, a través de su tesis doctoral Evolución del Islam político en Sudán: de los Hermanos Musulmanes al Congreso Nacional, ha querido analizar los aciertos y fracasos de este movimiento al pasar de la teoría a la práctica. Su estudio pretende servir como marco para reflexionar sobre futuras experiencias islamistas y comprender mejor el papel del Islam político (dado que se trata de uno de los actores políticos fundamentales en la actualidad) en la configuración de las sociedades árabes e islámicas.

La tesis analiza las aportaciones del islamismo sudanés tanto a la vida política, social, intelectual y económica del país como al propio islamismo más allá de las fronteras del país. El estudio de Rafael Ortega examina la figura del máximo representante del islamismo sudanés: el doctor Hasan al-Turabi, pensador, activista y hombre de Estado, que ha presentado propuestas muy originales, como la defensa de un feminismo islamista o la creación de una internacional islamista (la Conferencia Popular Árabe e Islámica).

Su investigación reflexiona acerca de los fracasos que sufrió el intento del movimiento islamista sudanés de poner en práctica, a partir de 1989, su modelo teórico de Estado y de sociedad. Las razones de estos fracasos hay que buscarlas en el propio movimiento (ya que se convirtió en los primeros años en un régimen excluyente y represor), y en las presiones internacionales en su contra. Sin embargo, la investigación concluye que el régimen y el movimiento islamista se encuentran en proceso de readaptación a un nuevo Sudán, integrador, plural y democrático, resultado del acuerdo de paz firmado con la guerrilla del sur de aquel país en enero de 2005.

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Matemáticos analizan en Gijón métodos para resolver problemas científicos

Matemáticos analizan en Gijón métodos para resolver problemas científicos

Asistentes a una de las sesiones de la Escuela de Invierno para matemáticos.

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El encuentro pretende contribuir a la formación de jóvenes investigadores

Sandra G. SALAZAR

La ciencia avanza colaborando, no compitiendo. Partiendo de esta premisa, un grupo de profesores de Matemáticas, especialistas en sistemas dinámicos de la Universidad de Oviedo, celebra, desde ayer y hasta el próximo viernes, la tercera edición de la Escuela de Invierno. Su encuentro versa sobre los últimos avances en ciencias no lineales. Las jornadas tienen como escenario la Escuela Universitaria Jovellanos y la sala de grados de la Escuela de Informática de Gijón.

El evento, de carácter anual, pretende contribuir a la formación de los investigadores más jóvenes. Los matemáticos aprovecharán el foro para plantear nuevas fórmulas que den respuesta a fenómenos científicos en constante evolución. «Algunos fenómenos como la meteorología y el recalentamiento de la tierra responden a estos procesos dinámicos, cuya evolución resulta difícil de predecir», tal y como explica Ángel Rodríguez, miembro del comité local organizador.

El encuentro pretende servir de foro de intercambio y convivencia entre los cerca de ochenta investigadores nacionales y extranjeros -entre los que figuran profesores de la Universidad de Granada y California, entre otros- dentro de la red nacional DANCE, que promueve el desarrollo de estas jornadas de trabajo interdisciplinar.

«El mundo cambia, todo lo que nos rodea son procesos evolutivos que para entenderlos necesitan de un marco teórico, que son los sistemas dinámicos que analizamos en este encuentro», explica Ángel Rodríguez. Según el matemático, la sociedad de la información ha avanzado en detrimento del conocimiento, «cuando la sociedad tiene que preocuparse del porqué de las cosas».

El avance de la investigación matemática en el panorama nacional ha sido significativo en las dos últimas décadas, «si consideramos que hemos pasado del menos uno por ciento a un cinco por ciento de los artículos publicados en revistas científicas de matemáticas que tienen autor español», según Rodríguez.

Ésta es la tercera convocatoria de la Escuela de Invierno para matemáticos, que ha elegido Gijón como sede, tras su paso por Palma de Mallorca y Castellón en ediciones anteriores.

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Los jubilados de hoy reclaman una participación activa en la vida social

REGIÓN MURCIA
Los jubilados de hoy reclaman una participación activa en la vida social
Mayor esperanza de vida y mejor formación hacen que los mayores entiendan esta etapa como una nueva oportunidad para el enriquecimiento personal Lo más importante es sentirse útiles y conservar su independencia y autonomía
RAQUEL SUÁREZ/LA VERDAD

VOLUNTARIADO. Los mayores desean ser útiles para la sociedad. / ARCHIVO L.V.

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El concepto de jubilación ha cambiado radicalmente en tan sólo unos años. La mayor esperanza de vida, la mejor formación de las personas mayores y el haber vivido en una economía de mercado han hecho que los nuevos jubilados tengan unas expectativas, deseos y aspiraciones que en nada tiene que ver con las personas que se retiraban de la vida laboral hace una o dos décadas.

La jubilación dista hoy mucho de ser la antesala de la muerte, un tiempo de espera en que las personas vivían apartadas no sólo del mundo del trabajo sino de la sociedad, exceptuando su propia familia en la que confiaban como principal sustento emocional. Los mayores de hace unas décadas esperaban que sus hijos se hicieran cargo de ellos al envejecer y que sus ahorros, conseguidos a base de sacrificios y restricciones a lo largo de su vida, fuesen suficientes para no tener que verse desvalidos.

Nueva etapa

La visión actual de la jubilación resulta mucho más esperanzadora. Para la mayor parte de los nuevos jubilados supone una oportunidad para dedicarse a lo que verdaderamente les gusta, sin más obligaciones que las meramente autoimpuestas.

Antonio Trinidad Requena, doctor en Sociología por la Universidad de Granada, escribe en su libro titulado La realidad económica y social de las personas mayores que la principal diferencia entre los jubilados de antes y los de ahora es que estos últimos desean seguir formando parte activa de la sociedad. «Su objetivo es claro -apunta Requena- pretenden sentirse activos, proyectarse y enriquecerse social y culturalmente».

En este sentido, el sociólogo señala la necesidad de programar actividades que cumplan las características que reclaman los nuevos jubilados que en su opinión son: que estén bien valoradas socialmente, que aporten algo que les haga sentirse útiles y que requieran un mínimo de exigencia y compromiso, además de asegurar la independencia y autonomía del jubilado.

Sin embargo, esta nueva concepción del retiro laboral no ha tenido el mismo calado en toda la sociedad. Trinidad Requena constata en su libro que este nuevo tipo de jubilado se encuentra, sobre todo, entre los que viven en las ciudades o en las zonas turísticas, mientras que en los medios rurales el jubilado se ajusta más a las características más tradicionales.

En estas zonas siguen gozando de gran aceptación los centros de mayores, cuyas actividades han comenzado a ser vistas por los jubilados de ciudad con cierto resquemor ya que las consideran «guarderías para ancianos», según apunta el sociólogo Antonio Trinidad Requena, en la citada publicación.
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José Jesús Martí­n: «El copago reduce la demanda sin ponderar su necesidad»

José Jesús Martí­n: El copago reduce la demanda sin ponderar su necesidad

Frente a las propuestas sobre distintos modelos de copagos en el SNS (ver DM del 24-I-2006), no todas las opiniones van en la misma dirección. José Jesús Martí­n, de la Universidad de Granada, ha estudiado el tema y ve más puntos en contra que a favor.

José Jesús Martí­n, de la Universidad de Granada y autor de un estudio sobre copago complementario al de Jaume Puig-Junoy (ver DM del 24-I-2006), cree que el copago de nuevas prestaciones no resolverí­a los problemas financieros del Sistema Nacional de Salud (SNS) y pondrí­a en peligro la equidad. Se generarí­a una sanidad a la carta. Si no son prestaciones clí­nicamente efectivas, que no se financien con dinero público. Y si lo son, entonces habrí­a que justificar por qué se incluyen con copago y no para todos. Si se utilizan recursos públicos para introducir una prestación es discriminatorio implantarla sólo para quienes puedan pagarla.

Otra cosa son las cuestiones de hostelerí­a: Me parecen secundarias, no son propiamente copago, ya que no cuestionan la accesibilidad al servicio y por tanto no estoy en contra. Pero en lo que se refiere a otras prestaciones, Martí­n asegura que está demostrado que el copago, aunque limita la demanda, no distingue la necesaria de la innecesaria. Lo que harí­a es crearse un sistema de barreras de entrada. Por tanto, lo probable es que la gente más pobre, vulnerable y menos informada dejara de acudir a las consultas para ahorrarse un primer pago, y entrarí­a en el sistema más tarde, por la ví­a de las urgencias, con dolencias más graves.

Si se autoriza a que unas regiones lo implanten y otras no, Martí­n cree que las de menor renta no podrí­an nunca ampliar su cartera de servicios. Y rechaza el argumento de la sostenibilidad: La afirmación de que el SNS no tiene recursos suficientes no es ideológicamente neutral. Sigue teniendo un gasto menor que la media europea y con grandes desigualdades interregionales en cifras per cápita, que no se han reducido en los últimos años. Por tanto, serí­a preferible adoptar polí­ticas de cohesión, que impliquen si hace falta un aumento de impuestos progresivos, en lugar de optar por una especie de impuesto regresivo como el copago. Hay otras cuestiones que le parecen igualmente debatibles: ¿Es más fácil introducir el copago que mejorar la eficiencia del sistema? Quizá antes de moderar la demanda puedan hacerse cosas desde la oferta. No obstante, son medidas difí­ciles de implantar en un sistema descentralizado.

Sin ví­as intermedias

Los matices no satisfacen a Martí­n. Por ejemplo, la solución del copago por renta no le parece viable, ya que el nivel de fraude fiscal en España es muy elevado. Por tanto, el que tuviera nómina pagarí­a el copago y en cambio muchos autónomos, empresarios, etc., con una capacidad adquisitiva mayor pero menos controlable, no lo sufragarí­an. Además, cree que la gestión necesaria para controlar y recaudar esos copagos tendrí­a un coste excesivo. Eso sin mencionar qué se hace con el paciente que esté obligado a pagar y no lo haga. ¿Se le negarí­a la atención?.

Considerar la renta y a la vez el patrimonio tampoco le parece adecuado: Darí­a los mismos problemas de control y seguirí­an pagando los más débiles. Si se opta por un sistema en que la gratuidad sea total en ciertos casos resulta que excluirí­amos del pago a los pobres, los pensionistas y los niños, eso sin contar a las personas que tienen seguro privado y no utilizan la sanidad pública. Y entonces, ¿quién pagarí­a? Al final, habrí­amos implantado un sistema de gestión complicado para nada.

En definitiva, es cierto que en algunos paí­ses ha funcionado, pero no podemos comparar nuestro nivel de fraude fiscal con el de Suecia ni sus sistemas de información de ámbito estatal con los nuestros.

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Premio para el Campus Virtual Inalámbrico

7/2/2006

Premio para el Campus Virtual Inalámbrico
Universidad de Granada

El Campus Virtual Inalámbrico de la UGR (CVI-UGR) dispone de una cobertura del 100% en los 49 edificios de sus 7 Campus Universitarios.

La Universidad de Granada ha sido galardonada con un accésit en la modalidad de mejor proyecto tecnológico de Instituciones, en los Premios TIC en Andalucía, convocados por VNU Bussines Publications. La finalidad de este certamen es la de premiar la innovación, originalidad, calidad tecnológica, metodología, aplicabilidad, pragmatismo, impacto y valor añadido de los mejores proyectos para el uso y desarrollo de las Tecnologías de la Información y la Comunicación en Andalucía por parte de empresas e instituciones.

En la categoría de empresas, el premio del jurado ha sido para el grupo de explotación de canteras de mármol y desarrollo de materiales de construcción y decoración Cosentino, por su proyecto de Registro de partes de cantera vía Blackberry. Por su parte, el accésit ha recaído en la compañía Cabasc, por su proyecto CABASC Online.

En el apartado de instituciones, el galardón ha recaído, ex aequo, en la Junta de Andalucía, para la Consejería de Innovación, Ciencia y Empresa por su proyecto del Sistema Corporativo de buzones de correo electrónicos; y para la Consejería de Gobernación, por el proyecto Saw@. En esta categoría, el jurado del premio ha otorgado dos accésits para el proyecto Campus Virtual Inalámbrico de la Universidad de Granada (CVI-UGR) y para el proyecto Administración Electrónica de la Diputación de Córdoba.

VNU ha valorado, al hacer este reconocimiento del proyecto del Campus Virtual Inalámbrico de la UGR, el hecho de tratarse de un proyecto innovador y pionero en su categoría, de gran calidad tecnológica y, sobre todo, de un indudable impacto y beneficio para la comunidad universitaria.

Un proyecto consolidado y en crecimiento
El Campus Virtual Inalámbrico de la Universidad de Granada (CVI-UGR) se desarrolló desde su concepción como un proyecto para ofrecer servicios avanzados de movilidad a la comunidad universitaria, con el fin de mejorar, ampliar y garantizar el acceso a los recursos digitales disponibles en el ámbito de la administración electrónica, la docencia y la investigación.

El CVI-UGR, desarrollado por el Centro de Servicios de Informática y Redes de Comunicaciones de la Universidad de Granada (CSIRC) con sus propios recursos humanos, de ingeniería, de infraestructuras, de implantación, mantenimiento y de soporte a usuario, dispone en la actualidad de una cobertura inalámbrica 802.11b y 802.11g (2,4GHz) en el 100% en la totalidad de sus campus universitarios en Granada, Ceuta y Melilla.

El proyecto comenzó inicialmente dando servicio a bibliotecas y cafeterías, para extenderse con posterioridad al resto de zonas. En paralelo, se puso en marcha el servicio de préstamo de ordenadores en las bibliotecas universitarias. Así, en este momento, se dispone de ordenadores portátiles con capacidad inalámbrica y tarjetas inalámbricas pcmcia que se prestan en diversas bibliotecas universitarias y que se suman a los ordenadores de sobremesa existentes en las mismas. Adicionalmente, se han puesto en funcionamiento aulas de informática móviles que se basan en CVI-UGR y en la tecnología Centrino para el apoyo docente a las clases prácticas en diversos Centros.

Como complemento al CVI-UGR, se han desarrollado campañas de apoyo para la adquisición de ordenadores con tecnología Centrino, compatibles con el Campus Virtual Inalámbrico, por parte de los miembros de la comunidad universitaria. Esto ha permitido la aparición de varios miles de nuevos ordenadores portátiles inalámbricos que utilizan CVI-UGR para el acceso a los recursos electrónicos disponibles.

Un total de 85.000 usuarios potenciales (la comunidad universitaria granadina en su conjunto), tienen la posibilidad de usar estas infraestructuras mediante ordenadores con tecnología inalámbrica en préstamo o en propiedad, así como con dispositivos móviles de tipo PDA. Además, cualquier ciudadano que tenga cobertura inalámbrica dentro de la UGR, tiene acceso gratuito a la información que genera la propia institución.

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Javier Vela Sánchez gana el Premio Adonais 2003

CON SU OBRA `LA HORA DEL CREPÚSCULO´
Javier Vela Sánchez gana el Premio Adonais 2003

EFE

El poeta Javier Vela Sánchez recoge el premio (MONDELO)

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El madrileño Javier Vela Sánchez, de 22 años y becario de la Fundación Antonio Gala, ha ganado el Premio Adonais de Poesía 2003 con su poemario `La hora del crepúsculo´, una obra en la que, según el jurado, muestra gran dominio de la forma, excelente ritmo versal y visión integradora de la naturaleza. El ganador, que el año pasado fue finalista, estuvo acompañado por la directora de la Fundación, Elsa López. El certamen premió con tres accésit a otros poetas.

Así lo manifestó el secretario del jurado, Carmelo Guillén, tras anunciar en la Casa de América el fallo de este premio, que también contó con tres accésit, sin orden de prioridad: a Antonio Aguilar por su libro `Allí donde no estuve´, a Juan Manuel Romero por su poemario `Casa quemada´ y a Ana Isabel Conejo por `Vidrios, vasos, luz, tardes´.

El ganador, que estaba acompañado por la presidenta de la Fundación Antonio Gala, de Córdoba, Elsa López, se mostró tremendamente emocionado por la obtención del premio, al que se había presentado en la edición anterior y resultado finalista.

Un premio que le une a otros poetas

Al mismo tiempo, este premio le permite, según afirmó, establecer un vínculo de unión con poetas tan memorables como José Hierro, Claudio Rodríguez, José Angel Valente, Francisco Brines o Félix Grande, ganadores de algunas de las primeras ediciones del Adonais.

Vela, que reside en el Convento del Corpus Christi del siglo XVII, de Córdoba, donde comparte vivencias junto a escritores y pintores, también becados, aseguró que con su poesía pretende convencerse a sí mismo, estar más cerca de las personas que de los conceptos.

Influencias del poeta

Ganador de varios certámenes de poesía, y autor del libro `Aún es tarde´ que ha publicado este año, reconoce que su poesía se ha visto influida por la obra de Vicente Huidobro, los románticos Luis Cernuda y Pablo Neruda, y los trabajos de Antonio Colinas y Miguel Florián.

Estudiante de Teoría de la Literatura y Literatura Comparada en la Universidad de Granada, este madrileño que se siente gaditano aseguró que la poesía está más vigente que nunca porque es producto de culto, frente a la narrativa que ha derivado en un producto de mercado.

Un centenar de candidatos

El jurado de esta edición, a la que se presentaron un centenar de poetas menores de 36 años, estuvo compuesto por Rafael García, Joaquín Benito de Lucas, Carmelo Guillén Acosta, Diego Jesús Jiménez y Julio Martínez Mesanza.

Vela, que ha ganado también un certamen de narrativa, recibirá, además de la publicación de su libro en la colección Adonais de la editorial Rialp -al igual que los tres accésit-, una estatuilla de bronce del escultor Venancio Blanco. El Premio Adonais, creado en 1943, es el galardón literario más veterano de España, y desde su fundación persigue promocionar voces nuevas para la poesía española, así como descubrir valores inéditos.

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Descubren tres nuevas especies de roedores que habitaron en Guadix en el Plioceno

Descubren tres nuevas especies de roedores que habitaron en Guadix en el Plioceno

El estudio de fósiles en la cuenca de Guadix ha permitido descubrir que la habitaron tres nuevas especies de roedores e insectívoros durante el Turoliense superior y el Plioceno, así como el hallazgo, por primera vez en la región, de otras nueve.

El investigador de la Universidad de Granada Raef Minwer-Barakat ha determinado, a partir del estudio de sus dientes, que las nuevas especies son Micromys caesaris, Blarinoides aliciae y Archaeodesmana elvirae, según informó hoy la institución docente.

Minwer-Barakat eligió la cuenca de Guadix para desarrollar su estudio por sus excelentes condiciones de afloramiento y la abundancia de fósiles de pequeños mamíferos. Su investigación ha permitido además determinar que Myocricetodon jaegeri, una especie de gerbílido de cuya presencia en España hay constancia al final del Mioceno, vino procedente de Africa, una teoría que hasta ahora no había podido ser confirmada.

También ha realizado una radiografía de la evolución climática en el sur de la Península Ibérica en los períodos analizados, concluyendo que en el Turoliense superior (hace 6 a 5,3 millones de años) el clima era casi desértico, con escasa vegetación, mientras que durante el Rusciniense y comienzos del Villafranquiense (de 5,3 a 3 millones de años) las condiciones fueron más templadas y húmedas. Al final del Villafranquiense inferior y durante el Villafranquiense medio el clima granadino fue mucho más frío, aunque más seco, con predominio de medios herbáceos abiertos.

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