Teramo: l’UnderSeis nei laboratori del Gran Sasso

Teramo: l’UnderSeis nei laboratori del Gran Sasso

Auscultare il cuore della Terra e la roccia su cui viviamo, si può fare. La Terra è viva, il suo cuore batte di energia nucleare (decadimento radioattivo) ed elettro-magnetica. In Italia siamo letteralmente “strizzati” da placche tettoniche e faglie altamente pericolose, è l’ora che il diritto, i politici e gli amministratori pubblici se ne rendano definitivamente conto nel “governo” delle nostre città. Gli scienziati fanno già il loro dovere che non è di natura “profetica” ma scientifica ed economico-finanziaria nel reperimento dei fondi necessari ai loro esperimenti galileiani. L’epoca di Star Trek è ancora lontana. Alla ricerca dell’onda perfetta, dello stile di rottura della faglia, del modello matematico più raffinato in grado di descrivere magnificamente il fenomeno sismico e di fare la differenza rispetto alle nostre attuali conoscenze, in prima linea troviamo i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Istituzioni pubbliche. Grazie a Dio ed alla tecnologia, fortunatamente illesi sono il personale e le strutture dei Laboratori del Gran Sasso dove sanno molto bene cosa sono i terremoti. Immaginate una densa rete di sensori e sismografi disposti a raggiera presso le sale e le gallerie che costituiscono i Laboratori sotterranei di Fisica Nucleare del Gran Sasso, con un\’apertura di circa 400×600 metri. Essa costituisce un’antenna sismica a piccola apertura angolare e grande precisione: è installata in una regione sismicamente attiva dell’Appennino centrale italiano, nelle vicinanze di una serie di faglie.
Il progetto prevede 20 sismometri a 3 componenti ad alta sensibilità e corto periodo (banda 1-50 Hz). La spaziatura media tra i sismometri è di 90 m e permette di risolvere lunghezze d\’onda nell\’intervallo 180-500 m, corrispondenti a velocità di fase nell\’intervallo 0.2 – 10 km/s. Il professor Roberto Scarpa dell’Università di Salerno, responsabile dell’esperimento, ci rivela in esclusiva che “il progetto UNDERSEIS, attualmente gestito dal mio gruppo all\’Università di Salerno, è un sistema di formato da 20 stazioni sismiche ad elevata sensibilità concepito per lo studio dei processi dinamici attivi nella regione appenninica”. Osserviamo questi dati: cosa indicano, prof. Scarpa? “Sono le registrazioni giornaliere, ad una delle stazioni dell\’antenna, nei giorni 5 e 6 aprile 2009. Si evidenziano la relativa calma il giorno precedente, e la scossa principale, seguita da numerose repliche. L\’elaborazione continua per la verifica sistematica di eventuali anomalie non solo della sismicità ma delle vibrazioni di fondo (ricerca di segnali coerenti nel tremore), ai fini di rilevare debolissimi segnali legati sia alla fratturazione sismiche che asismica”. L’elaborazione dei dati del sistema UNDERSEIS non è effettuabile in linea perché legata non ad un programma di monitoraggio ai fini di Protezione Civile ma solo di ricerca di base. “D’altra parte i dati sismologici sono utilizzabili solo ai fini di prevenzione, per caratterizzare la sismicità di un territorio, e non per la previsione. Questa rimane ad oggi solo un obiettivo di ricerca coronato più da insuccessi che da successi. I media spesso, dopo il verificarsi di queste calamità, riportano casi di previsione, sempre risultati inefficaci dopo attenta verifica scientifica. Basti ricordare il metodo VAN, così pubblicizzato per anni ed anche ritenuto valido da personalità nel campo, che ha mostrato correlazioni inesistenti con i terremoti”. Per quanto riguarda la situazione di Teramo, ed in generale di tutte le altre regioni sismiche italiane, “il mondo scientifico non può dare rassicurazioni ma solo invitare a tenere presente che viviamo, per la quasi totalità dell’Italia, in zona a carattere sismico (fortunatamente modesta se rapportata alle regioni della zona circumpacifica). Bisognerebbe prestare maggiore attenzione ai controlli sulle costruzioni ed alla normativa antisismica”. Inizialmente è stata effettuata una dettagliata analisi sulle proprietà del rumore di fondo, calcolando spettrogrammi su una finestra temporale di 20 giorni. Successivamente è stata studiata la correlazione spaziale del rumore di fondo, in funzione della frequenza, su finestre temporali notturne e diurne. “I risultati ottenuti sono stati usati per selezionare la banda di frequenza su cui effettuare l’analisi multicanale delle tracce sismiche. E’ stata poi sviluppata una procedura automatica di analisi del segnale basata su criteri di soglia dello spettro di potenza del vettore Slowness, calcolato utilizzando l’algoritmo MUSIC. L’applicazione di questa procedura sulle registrazioni continue effettuare durante il 2005 ha consentito la selezione di circa 500 terremoti. Molti di essi (270) sono eventi locali con magnitudo compresa tra 1.5 e 2 e circa il 10% di essi non sono inclusi nel catalogo INGV. Ciò indica che UNDERSEIS fornisce un significativo miglioramento alla completezza del catalogo. In seguito è stata condotta un’analisi multicanale più raffinata, che ha permesso una robusta e precisa stima della direzione di arrivo del campo d’onda attraverso l’array. Mediante la misura dell’azimuth della direzione di propagazione e dei ritardi S-P sono state effettuate localizzazioni epicentrali precise”. Un “array” sismico è costituito da un set di sismografi distribuiti su un’area della superficie della terra in uno spazio sufficientemente limitato cosicchè la forma d’onda del segnale può essere correlata tra i sismometri adiacenti. “Questo strumento geofisico, installato nei laboratori sotterranei del Gran Sasso (Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), è situato in una zona sismica dell’Appennino centrale. Esso ha l’obiettivo di monitorare la radiazione sismica con elevata sensibilità; è un array sismico di piccola apertura composto da 20 sismometri a tre componenti a corto periodo (Mark L4C-3D)”. Array di sismometri sono usati per lo studio della struttura della terra su scala globale, regionale e locale, per lo studio dei processi sorgente dei terremoti, esplosioni nucleari e, più recentemente, per l’analisi di segnali complessi associati all’attività vulcanica. “Il principale vantaggio di un array sismico consiste nella capacità di rivelare piccoli segnali attraverso uno “stack” della forma d’onda. L’attività sismica dell’Appennino centrale, ed in particolare nella regione del massiccio del Gran Sasso, nonostante gli eventi tragici di queste ore, è relativamente bassa se paragonata ad altre aree europee sismicamente attive, come la Grecia centrale. Sono stati monitorati tre sciami sismici nell’agosto 1992, nel giugno 1994 ed ottobre 1996, con il più grande tra questi eventi avente ML=4.2”. Questi sciami costituiscono gli eventi più intensi avvenuti dopo il 1985 nella stessa regione. “In media, circa un microterremoto al giorno di magnitudo ML=1 all’interno di 20 km di raggio dai L.N.G.S.-I.N.F.N., avvengono. Le strutture esistenti nei laboratori, oltre alle caratteristiche sismotettoniche, fanno di esso un eccellente sito per lo studio riferito allo sviluppo di tecniche ad alta sensibilità per la rivelazione di precursori sismici”. La configurazione ottimale di un array è ottenuta, generalmente, attraverso un compromesso tra il bisogno di avere un campionamento coerente del campo d’onda ed il bisogno di un’adeguata risoluzione azimutale, la quale richiede un’antenna (array) a larga apertura. “Comunque, nella scelta, si è stati limitati dalla geometria e le dimensioni dei laboratori, cosicchè si è deciso di partire con 20 ricevitori. Per questo, Underseis ha una piccola apertura (400 x 600 m) ed una spaziatura media tra i sensori di circa 90 m, che permette di risolvere lunghezze d’onda nell’intervallo tra 1800-500 m che corrispondono a velocità di fase tra 0.2 e 10 km/s (la risposta in frequenza è nel range 1-20 Hz)”. Il principale vantaggio di questa configurazione geometrica è il miglioramento del rapporto segnale-rumore e la possibilità di eseguire una dettagliata analisi di propagazione e composizione dell’onda. “L’array è pienamente operativo dal maggio 2002. La configurazione attuale consiste di 20 elementi, ognuno equipaggiato di un sismometro MARK Product L4C-3D, 1 Hz, 3 componenti. Il segnale sismico è digitalizzato localmente ad ogni stazione sismica con un range dinamico di 24 bit ed una frequenza di campionamento di 100 Hz. La sincronizzazione del dato è ottenuta grazie all’utilizzo di un oscillatore di precisione che trasmette l’impulso UTC sincronizzato che proviene da un orologio atomico alle varie schede AD presenti alle diverse stazioni. I pacchetti di dati sincronizzati sono quindi inviati via cavo seriale ad un set di 5 PC industriali (PC nodali), i quali sono connessi attraverso una rete ethernet ad un server centrale ed ad un calcolatore on line. progetto dei componenti hardware e software di UnderSeis è partito negli anni 90; negli anni successivi il sistema è stato migliorato attraverso uno sforzo tecnologico in collaborazione tra gli ingegneri dell’Università di Granada (Spagna), l’Università de L’Aquila (oggi il team lavora per l’Università di Salerno) e l’I.N.G.V. (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)- Osservatorio Vesuviano”. Un programma in c-shell è stato scritto per la selezione automatica dei dati. Questo programma è eseguibile su un calcolatore dedicato Linux ai L.N.G.S.. Come lavora il programma? “Lavora come segue: dieci minuti dopo ogni cambio dell’ora (ossia qualche minuto dopo che il server centrale chiude il file orario di registrazione dei dati), il programma si connette al server dell’array e scarica tutti i files relativi alle varie stazioni ed all’ora stabilita; converte questi files in formato SAC; esegue l’algoritmo MUSIC (multiple signal correlation analysis), calcolando il vettore di slowness, lo spettro, l’azimut di propagazione del campo d’onda ed i parametri di correlazione, per i files convertiti. MUSIC è eseguito su una finestra temporale scorrevole di 2 s (con il 50% di sovrapposizione). La griglia di ricerca della slowness varia da -0.5 a 0.5 s/km con passo di 0.02 s/km sia nella direzione x che in y; esegue una procedura a soglia per lo spettro di potenza della slowness; se viene rilevato un picco, viene scritto un file di informazione, ed i files dati in formato SAC sono “tagliati” attorno al picco (50 s prima e 100 s dopo il picco) per far si che il terremoto cada nella finestra selezionata e salvati come nuovi files in una nuova directory”. Dopo aver selezionato ed immagazzinato i dati, si esegue un’analisi più raffinata. Cosa fate? “Ad ogni evento selezionato vengono contrassegnate manualmente da un operatore le varie fasi del terremoto. Il programma MUSIC viene nuovamente eseguito con una griglia si slowness più fine (-0.24 a 0.24 s/km con passo 0.004 s/km nelle direzioni x ed y). Questo metodo permette una più robusta e precisa stima della direzione di arrivo dell’onda piana che attraversa l’array. Misure di azimut di propagazione e di differenza temporale S-P sono successivamente usati per valutare la posizione epicentrale dell’evento”. L’array temporaneo di Fontari (FonArray) è collocato a Campo Imperatore? “Dagli inizi di giugno 2007, un array temporaneo di superficie, composto da 6 stazioni, è stato installato nella piana di Fontari, vicino a Campo Imperatore (1950 m sul livello del mare). Esso è stato installato con buona approssimazione sulla verticale al di sopra di UnderSeis. I dettagli tecnici, sono: 6 sismometri a corto periodo 3D Lennartz LE 3D Lite a 1 Hz, 18 canali, dischi magneto-ottici (512 Mb) o memory cards (1 Gb, 2Gb or 5Gb) per l’immagazzinamento dei dati, alimentazione a 12 V tramite pannelli solari e batterie, campionamento a 125 Hz. Quattro stazioni sono state installate all’interno di garages o vecchie costruzioni, mentre le restanti due sono state installate all’aperto. L’acquisizione è durata circa sei mesi, da giugno a novembre 2007. I dati di FonArray possono essere usati per una serie analisi, specialmente se analizzati assieme a quelli di UnderSeis. Argomenti per future attività di ricerca possono essere riassunti come segue: analisi di rumore sismico con tecniche d’array per la valutazione di un modello di velocità superficiale; comparazione del rumore sismico registrato con FonArray e quello registrato ad UnderSeis; analisi di terremoti con varie tecniche, dando particolare importanza agli eventi registrati in coincidenza tra i due array; studi di polarizzazione delle onde primarie e secondarie per terremoti locali e regionali; analisi in polarizzazione del rumore sismico”.
Quali sono le potenzialità dello strumento Infn-Ingv Underseis? “L’array sismico a piccola apertura è un potente strumento ad alta sensibilità, progettato ed installato presso i L.N.G.S.: Underseis fornisce un unico sistema di monitoraggio per indagare sull’attività sismica dell’Appennino centrale ed in particolare del massiccio del Gran Sasso e dell’intera regione Abruzzo. La posizione dell’array all’interno dei laboratori, assicura un soglia di detezione molto bassa (M=1.0) con un elevato rapporto segnale-rumore. I dati dell’array possono essere usati per tracciare una mappa dell’attività sismica, utilizzando la procedura automatica. Questo sistema fornisce importanti informazioni sulla struttura della velocità dell’onda sismica nei pressi dell’array e lungo la zona sismogenetica. Le analisi svolte confermano che la risoluzione dell’array Underseis permette analisi in tempo reale della sismicità di bassa e media intensità. Queste capacità aprono nuovi scenari nella definizione delle strutture sismogenetiche, unitamente a studi dell’inomogeneità della crosta terrestre e dei processi sorgente”.
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Spagna: 80% cittadini favorevoli divorzio

Spagna: 80% cittadini favorevoli divorzio

La Spagna e\’ il secondo paese al mondo dove il divorzio e\’ piu\’ accettato socialmente, dopo il Brasile. Lo rivela uno studio condotto in 35 paesi dall\’Universita\’ di Granada. Quasi l\’80% dei cittadini spagnoli sono concordi nell\’indicare il divorzio come la migliore soluzione per una coppia incapace di superare i problemi coniugali. Una percentuale che situa la Spagna davanti ad altri paesi considerati liberali, come quelli scandinavi.
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Spagna: 80% cittadini per divorzio

Spagna: 80% cittadini per divorzio

La Spagna e\’ il secondo paese al mondo dove il divorzio e\’ piu\’ accettato socialmente, dopo il Brasile. Lo rivela uno studio condotto in 35 paesi dall\’Universita\’ di Granada. Quasi l\’80% dei cittadini spagnoli sono concordi nell\’indicare il divorzio come la migliore soluzione per una coppia incapace di superare i problemi coniugali. Una percentuale che situa la Spagna davanti ad altri paesi considerati liberali, come quelli scandinavi.
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Spagna: 80% cittadini per divorzio

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La Spagna e\’ il secondo paese al mondo dove il divorzio e\’ piu\’ accettato socialmente, dopo il Brasile. Lo rivela uno studio condotto in 35 paesi dall\’Universita\’ di Granada. Quasi l\’80% dei cittadini spagnoli sono concordi nell\’indicare il divorzio come la migliore soluzione per una coppia incapace di superare i problemi coniugali. Una percentuale che situa la Spagna davanti ad altri paesi considerati liberali, come quelli scandinavi.
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Spagna: 80% cittadini favorevoli divorzio

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La Spagna e\’ il secondo paese al mondo dove il divorzio e\’ piu\’ accettato socialmente, dopo il Brasile. Lo rivela uno studio condotto in 35 paesi dall\’Universita\’ di Granada. Quasi l\’80% dei cittadini spagnoli sono concordi nell\’indicare il divorzio come la migliore soluzione per una coppia incapace di superare i problemi coniugali. Una percentuale che situa la Spagna davanti ad altri paesi considerati liberali, come quelli scandinavi.

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Spagna: 80% cittadini per divorzio

Spagna: 80% cittadini per divorzio

La Spagna e\’ il secondo paese al mondo dove il divorzio e\’ piu\’ accettato socialmente, dopo il Brasile. Lo rivela uno studio condotto in 35 paesi dall\’Universita\’ di Granada. Quasi l\’80% dei cittadini spagnoli sono concordi nell\’indicare il divorzio come la migliore soluzione per una coppia incapace di superare i problemi coniugali. Una percentuale che situa la Spagna davanti ad altri paesi considerati liberali, come quelli scandinavi.
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Spagna: 80% cittadini per divorzio

Spagna: 80% cittadini per divorzio

La Spagna e\’ il secondo paese al mondo dove il divorzio e\’ piu\’ accettato socialmente, dopo il Brasile. Lo rivela uno studio condotto in 35 paesi dall\’Universita\’ di Granada. Quasi l\’80% dei cittadini spagnoli sono concordi nell\’indicare il divorzio come la migliore soluzione per una coppia incapace di superare i problemi coniugali. Una percentuale che situa la Spagna davanti ad altri paesi considerati liberali, come quelli scandinavi.
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El 12% de la población usa plantas medicinales para adelgazar

El 12% de la población usa plantas medicinales para adelgazar

Uno de cada cuatro españoles mayores de 18 años tiene previsto iniciar una dieta este año y un 12% utiliza o ha utilizado plantas medicinales para conseguirlo, según una encuesta elaborada por el Centro de Investigación sobre Fitoterapia (INFITO), que insiste en la importancia de su uso «como refuerzo de la dieta y el ejercicio».

Con motivo de la presentación del manual \’Plantas Medicinales para el Tratamiento del Sobrepeso\’, editado por INFITO con la colaboración de la Sociedad Española de Dietética y Ciencias de la Alimentación (SEDCA), el presidente de este organismo, Jesús Román, subrayó la importancia de combinar la dieta, el ejercicio físico y el uso de diversas plantas medicinales «para lograr resultados».

Por sexos, las mujeres resultas más proclives que los hombres a utilizar la fitoterapia (un 29% está a favor), especialmente las amas de casa, de entre 40 y 49 años. Por comunidades autónomas, hay más adeptos entre los residentes de Andalucía y Cataluña, mientras que son más reticentes en País Vasco y Comunidad Valenciana.

La encuesta también revela que a un 59% de los consumidores que planean perder peso les gustaría que su farmacéutico les asesorara al respecto, principalmente las mujeres menores de 40 años.

En este sentido, la catedrática de Farmacología de la Universidad de Granada y presidenta de INFITO, Concha Navarro, abogó por adquirir los preparados de plantas medicinales en farmacias, «ya que ofrecen más garantías de eficacia y seguridad que cualquier otro tipo de establecimiento».

«Los consumidores cada vez son más conscientes de que las plantas medicinales con indicación terapéutica son medicamentos como los de síntesis y la farmacia es el único lugar donde se deben adquirir», destacó. Asimismo, indicó que, «debido a su formación académica, el farmacéutico es el profesional mejor preparado para aconsejar qué preparados son más adecuados para cada tipo de sobrepeso, y derivar al médico en caso de obesidad o patologías asociadas».

Manual orientativo

Respecto al manual presentado -disponible de un modo gratuito para todos aquellos profesionales de la salud que lo soliciten en el teléfono 902 141 161 o en la web www.infito.com, el documento aconseja la ingesta de algunas plantas medicinales por su mayor eficacia y seguridad en el tratamiento del sobrepeso.

Así, el libro recoge las diferentes tipos de plantas medicinales indicadas en el tratamiento coadyuvante del sobrepeso, como las lipolíticas, que reducen la absorción de la grasa, como la garcinia; otras actúan a través de la termogénesis o temperatura corporal, como el té verde; saciantes, como el glucomanano; reductoras del apetito, como el naranjo amargo o citrus; y preparados destinados a mejorar la función hepatobiliar y digestiva, como la alcachofa, entre otras.

Además, el manual reúne una serie de ensayos clínicos que avalan las propiedades de los diferentes tipos de plantas que ayudan a perder peso, e incluye recomendaciones dietéticas y de hábitos de vida.
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La UMA envía a 150 profesores a realizar estancias en el extranjero

La UMA envía a 150 profesores a realizar estancias en el extranjero

Casi 150 profesores e investigadores de la Universidad de Málaga (UMA) han realizado estancias en centros internacionales fuera de España durante el curso pasado y a lo largo del actual, de acuerdo con los datos que maneja el Vicerrectorado de Profesores. A esta cifra se suman 45 misiones docentes llevadas a cabo por otros tantos profesores, así como 15 estancias formativas en universidades europeas al amparo del programa Erasmus. Esta es la cara más visible de la internacionalización de la UMA.

La vicerrectora de Relaciones Internacionales de la UMA, María Cabello, sostiene que es «indispensable y fundamental en los tiempos que se viven interaccionar con las universidades del entorno». Esta es la fórmula de estar y no descolgarse del terreno de juego de la primera división del conocimiento. Como en el siglo XVI escribía Juan Huarte de San Juan en Examen de ingenios para las ciencias y recoge los profesores de la Universidad de granada Ángel Castro y Gualberto Buela-Casal en un informe sobre la movilidad de profesores y estudiantes en los programas de posgrado es recomendable que los estudios se lleven a cabo «en una ciudad diferente de la que se es natural, pues la influencia de familiares y amigos es un estorbo para el aprendizaje».

En conjunto, los docentes y científicos de la UMA han solicitado y disfrutado 170 estancias fuera de la UMA desde octubre de 2007. La abrumadora mayoría (149) son para investigar o estudiar en universidades y centros de investigación de otros países y únicamente 21 eran para desplazarse a universidades españolas.

La experiencia internacional permite, por un lado, que gane dimensión el trabajo científico individual, pero, por otro, abre nuevas oportunidades a la institución. En este sentido, por ejemplo, la UMA comenzó hace tres años una línea de colaboración e intercambio de alumnos y profesores con la Universidad de Dresde (Alemania) para formar en mecatrónica, un área que surge de la combinación de las ingenierías relacionadas con la automatización de procesos industriales en las que la Universidad de Málaga quiere posicionarse a medio plazo. Esta estrategia se ha reforzado con otra línea de colaboración con la universidad de Brno (Chequia).

Al tiempo, el año pasado se realizaron 45 misiones docentes en universidades europeas que incluyen desde instituciones de Italia, Francia , Alemania o Polonia. Según la vicerrectora de Relaciones Internacionales estas salida s al exterior las han protagonizado tradicionalmente los diferentes profesores de las titulaciones de Filosofía y Letras «aunque el abanico cada vez se diversifica más y ahora también son muchos los docentes de las escuelas de ingeniería y de Medicina que participan». Además, el año pasado se extendió el programa Erasmus a los profesores y el personal universitario de administración y servicios (PAS) ha permitido que este año salgan de España 15 profesores y otros tantos administrativos para participar en cursos formativos.

Esta actividad internacional se organiza a través de convenios con otras universidades. En este sentido la UMA acaba de cerrar nueve convenios de intercambio de alumnos y profesores con universidades de Rusia, Corea y Taiwan. El último acuerdo lo suscribió la rectora Adelaida de la Calle en marzo, cuando selló tres convenios de colaboración con las universidades Web Universidad-Hispano Rusa, la Universidad Estatal Agraria de San Petersburgo y el Instituto de Economía y Relaciones Internacionales de Moscú.

Poco antes se habían alcanzado compromisos similares con las universidades coreanas de Seúl e Incheon, así como con la Universidad Nacional de Taiwan y el Instituto Tecnológico de Tatung, también de este país asiático.

Además, la UMA mantiene convenios de intercambio con universidades norteamericanas, que permiten en torno a una veintena de intercambios con alumnos de universidades de Estados Unidos y Canadá, y tiene suscritos acuerdos con 500 instituciones académica de Europa acogidas al programa Erasmus para intercambio de profesores, personal administrativo y alumnos.
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España es el segundo país del mundo donde el divorcio está mejor aceptado

España es el segundo país del mundo donde el divorcio está mejor aceptado

Sólo Brasil supera a nuestro país, que se encuentra muy por delante de los del norte de Europa, tradicionalmente considerados más liberales en la aceptación social del divorcio. Esta investigación ha sido realizada en el Departamento de Sociología de la Universidad de Granada.

España es el segundo país del mundo donde el divorcio está mejor aceptado socialmente, y sólo es superada por Brasil. Además, el 79% de la ciudadanía española cree que, cuando una pareja no es capaz de solucionar sus problemas conyugales, el divorcio es la mejor solución, lo que coloca a nuestro país muy por delante de los países del norte de Europa, tradicionalmente considerados más liberales.

Todos estos datos pertenecen al estudio “La percepción social del divorcio en España”, publicado en la Revista Española de Investigaciones Sociológicas (Reis) por el profesor Diego Becerril Ruiz, del Departamento de Sociología de la Universidad de Granada, que también refleja que la aceptación del divorcio ha aumentado en nuestro país durante la década de los noventa.

Este trabajo, realizado a partir de datos procedentes de una completa revisión bibliográfica, revela que los jóvenes, en contra de lo que pudiera parecer, no son el sector de población que más apoya el divorcio como solución. “Son quienes más en desacuerdo se muestran con él -apunta Becerril-, quizás porque estas generaciones han nacido dentro del divorcio y han podido vivir, en mayor o menor medida, los procesos de ruptura”.

Diferencias según el estado civil

El estado civil también define situaciones claras en cuanto a la aceptación del divorcio. Así, como es lógico, los divorciados y separados son los que están de acuerdo en mayor medida, mientras que los viudos son los que se muestran más en desacuerdo. Además, en cuanto a ideología, los más cercanos a posiciones de extrema izquierda son quienes más de acuerdo están con que el divorcio es la solución a un matrimonio conflictivo, mientras que cuanto más hacia la extrema derecha se sitúa el individuo, mayor es su desacuerdo.

En su trabajo, Becerril también ha analizado los datos de la Encuesta Mundial de Valores, según la cual, para los españoles, “el divorcio es el comportamiento más justificable” de entre una serie de comportamientos sociales propuestos, como la prostitución, el aborto o la eutanasia. Con una media de 6,42 sobre 10, el divorcio es el más aceptado, seguido de la homosexualidad, con un 6,17.

En el otro lado de la balanza y frente a la gran aceptación de divorcio en España, el trabajo del investigador de la UGR ha puesto de manifiesto que Japón es el país (de los 35 analizados) donde el divorcio está peor aceptado socialmente (con poco más de un 30% de los encuestados a favor), seguido de Filipinas y Estados Unidos.
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España, el segundo que mejor acepta el divorcio

España, el segundo que mejor acepta el divorcio

España es el segundo país del mundo que mejor acepta socialmente el divorcio, sólo por detrás de Brasil, según una investigación hecha por el departamento de Sociología de la Universidad de Granada (UGR).

Este estudio refleja que casi el 80 por ciento de los ciudadanos españoles creen que es la mejor solución cuando una pareja no es capaz de superar sus problemas conyugales, lo que sitúa a España muy por delante de otros países del Norte de Europa, considerados tradicionalmente más liberales.

La aceptación del divorcio ha aumentado durante la época de los noventa y los jóvenes son el sector de población que se muestra más en desacuerdo con él, probablemente porque estas generaciones han vivido los procesos de ruptura de sus padres, según el profesor Diego Becerril. Los divorciados y separados son los que están más a favor, mientras que los viudos son los que muestran un mayor rechazo. En cuanto a la ideología, los más cercanos a posiciones de extrema izquierda son quienes más de acuerdo están con el divorcio como solución a un matrimonio conflictivo, mientras que mientras más hacia la derecha se sitúa el individuo, mayor es su oposición.

De los 35 países analizados, en Japón es donde el divorcio está peor aceptado socialmente, con poco más de un 30% de encuestados a favor, seguido de Filipinas y Estados Unidos.

En el trabajo también se han analizado los datos de la Encuesta Mundial de Valores, según la cual el divorcio es el comportamiento más justificable de entre una serie de comportamientos como son la eutanasia, el aborto o la prostitución.
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Científicos granadinos analizan en Almería terremotos recientes para detectar la peligrosidad de las fallas más activas en Andalucía Oriental

Científicos granadinos analizan en Almería terremotos recientes para detectar la peligrosidad de las fallas más activas en Andalucía Oriental

Expertos del Instituto Andaluz de Ciencias de la Tierra (Universidad de Granada-CSIC), del Departamento de Geodinámica (UGR) y del Instituto Andaluz de Geofísica y Prevención de desastres Sísmicos (UGR) están analizando la actividad tectónica reciente y las deformaciones en la cordillera Bética para localizar las fallas más activas y su peligrosidad en Andalucía Oriental.

Es el caso de la falla que pasa por el centro de la capital granadina. Tras el análisis de campo, cartográfico y de gabinete, los expertos liderados por José Miguel Azañón han concluido que un movimiento en esta fractura podría inducir terremotos de magnitud 5-6 en la escala de Richter, es decir, parecidos al acontecido en Italia. No obstante, los investigadores matizan que esta falla tiene una peligrosidad moderada, ya que no ha tenido ningún movimiento importante en los últimos 80.000 años, según denotan los sedimentos más recientes cortados y desplazados por la falla.

Por otra parte, los científicos acaban de finalizar un estudio sobre el control tectónico del relieve de Sierra Nevada y sus alrededores, para aplicar las conclusiones a la evaluación del riesgo geológico en esta zona. Los expertos han descubierto que los núcleos sísmicamente más activos del sector central de la Cordillera Bética corresponden con el borde occidental de la Sierra de Gádor, entre Berja y Adra, y la Depresión de Granada. Las características geométricas (básicamente longitud de los segmentos activos) de estas fallas podrían provocar terremotos de una magnitud máxima entre 5,5 y 6 grados en la escala de Richter, según los expertos.

En esta investigación, otros miembros del equipo también han descubierto que la falla de Baza continúa activa y que provocó terremotos recientes como el que se produjo en la localidad granadina de Benamaurel en 2003 o el de la ciudad bastetana en el año 1531.

Para llegar a estas conclusiones, los expertos analizan series sísmicas, es decir, grupos de terremotos y, en función de sus características, localizan las fallas más activas, esto es, las roturas bruscas del suelo que generan los seísmos.

Además, los geólogos han medido la longitud de las fallas. Esta medición resulta crucial, ya que indica la longitud máxima del terreno que podría romper en un terremoto. De esta forma, los investigadores calculan la energía máxima que la falla puede producir en caso de que entre en movimiento.

Ahora, los investigadores pretenden analizar los efectos del terremoto de Andalucía de 1884, que pudo alcanzar entre 5,5 y 6 grados de magnitud, con el objeto de comprender otros riesgos asociados a estos seísmos como son las inestabilidades de ladera que inducen.

Magnitud e intensidad

Sin embargo, los seísmos se miden no sólo por su magnitud –la cantidad de energía liberada por el mismo-, sino también por el grado de destrucción que provocan en el área afectada, es decir, la intensidad. En esta última variable influyen parámetros como el emplazamiento del hipocentro, es decir, la zona de rotura y liberación de energía donde se inicia el terremoto, el diseño de las construcciones, la topografía o las características del suelo. Así, según explica Azañón, «aunque el terremoto de Italia cuente con una magnitud de 5,8 (moderada desde el punto de vista geológico), el hipocentro se localizó muy cerca de la superficie, que además coincidía con una zona poblada». Ambos parámetros, añade, «han influido en la intensidad y la capacidad destructiva del seísmo».
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