Mangiare due volte a settimana salmone mentre si è in dolce attesa aumenta i livelli di omega 3, acidi grassi amici della salute, e moltiplica i benefici sia per mamma che bebè dal punto di vista cardiovascolare. La notizia emerge da uno studio dell’Università di Granada (Spagna) pubblicato su Antioxidants & Redox Signaling che rientra nel progetto finanziato dall’Unione Europea The Salmon in Pregnancy Study (SiPS). Curiosità: le carni del salmone di allevamento sono «arricchite» grazie a mangimi con un maggior tenore di omega 3, selenio e retinolo (vitamina A). Il menu prevedeva due porzioni di salmone a settimana dalla 20 settimana di gravidanza fino al parto. E i risultati sono stati più che positivi: più omega 3, maggiori difese antiossidanti sia per la mamma che per il bambino, nessuna alterazione dello stress ossidativo e della risposta infiammatoria che solitamente sono associate alla gravidanza.
I campioni di sangue e urina sono stati prelevati in tre fasi della gravidanza, alla 20sima, 34esima e 38esima settimana di gravidanza, e dopo il parto sono stati prelevati anche campioni di sangue del cordone ombelicale. «È un’ulteriore conferma dei benefici degli omega 3 che rappresentano ormai un punto fermo nella prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari», dice a Salute24 Robero Volpe del Servizio prevenzione e protezione del Cnr di Roma, uno dei maggiori esperti di nutraceutica in Italia. «Sappiamo che questi alimenti funzionali hanno un’azione anti-aggregante, antinfiammatoria e risultano molto efficaci contro i trigliceridi, tanto da essere considerati veri farmaci nel caso dell’iperlipidemia. Tra le altre azioni – continua l’esperto – c’è una modica riduzione della pressione arteriosa, ma è documentato che l’abbassamento di soli 2 millimetri di mercurio della pressione sanguigna, nei grandi numeri, si traduce in una riduzione di eventi pari al 7% di infarti e 10% di ictus».
Lo studio spagnolo ha evidenziato che i benefici si trasferiscono anche la nascituro, nel quale è stato notato un aumento di selenio, «tuttavia credo che i benefici più grandi siano per l’adulto, la mamma in questo caso – conclude Volpe -, e testimoniano ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che la nutraceutica è un campo dalle enormi prospettive che può rappresentare una notevole fonte di risparmio per la spesa sanitaria».