AMBIENTE-UE:
Un ruolo per la società civile nei controlli sulla chimica
Alicia Fraerman
MADRID, 18 novembre 2005 (IPS) – Organizzazioni non governative (Ong) e sindacati chiedono di partecipare ai controlli sulla fabbricazione e la vendita di sostanze chimiche nell’Unione europea, accanto a imprese produttrici, organismi pubblici e esperti della salute.
La scorsa settimana in sessione plenaria a Strasburgo, il Parlamento europeo ha discusso la nuova legislazione per le sostanze chimiche (REACH, Registration, Evaluation and Authorisation of Chemicals), che prevede il controllo su oltre 30.000 sostanze chimiche per prevenire, avvertire ed evitare gli effetti negativi sulla salute.
Uno dei temi più controversi è il trasferimento della responsabilità del controllo alle imprese. I gruppi della società civile e i sindacati, che appoggiano questa decisione, chiedono anche di vedere riconosciuto il loro diritto a partecipare al processo, ha detto all’IPS Joaquín Nieto, segretario per la salute sul lavoro e l’ambiente della Confederazione sindacale delle commissioni operaie, una delle due maggiori federazioni sindacali della Spagna.
La richiesta di Ong e sindacati è stata sostenuta dalle migliaia di professionisti della salute, che hanno firmato un manifesto, a favore del REACH, presentato in conferenza stampa da Juan Antonio Ortega García, coordinatore del Comitato di salute ambientale della Associazione spagnola di pediatria.
Ortega Garcia è stato affiancato nella presentazione da Nieto, dal deputato europeo per il Partito verde David Hammerstein, e da Vicente Moreno, responsabile della Campagna sulle sostanze chimiche dell’Ong Ecologisti in Azione.
Hanno dichiarato il proprio appoggio all’atto anche le Ong Greenpeace, WWF/Adena e Amici della Terra. Cándido Méndez, segretario generale dell’Unione generale dei lavoratori e presidente della Confederazione europea dei sindacati (ETUC, European Trade Union Confederation), ha spiegato all’IPS che queste organizzazioni appoggiano il manifesto senza riserve.
Nieto considera molto importante che il primo controllo venga effettuato dalle imprese: “Sono loro che dovranno dare informazioni prima di lanciare un prodotto sul mercato, presentando i rapporti alle autorità competenti”.
Inoltre, ha aggiunto, Ong e sindacati sostengono la creazione di un’agenzia europea per coordinare questo controllo, nella quale anche loro siano rappresentati.
Hammerstein ha commentato all’IPS che “l’Europa ha l’opportunità storica di difendere la vita di milioni di persone con una legislazione pioniera nella salute preventiva”. Tuttavia, ha proseguito, perché ciò sia possibile, “occorre unire le forze e resistere all’attività dei gruppi di pressione delle industrie, che mettono i loro profitti al di sopra della salute pubblica”.
Al riguardo, ha sottolineato che “l’industria chimica europea è potentissima e le sue imprese stanno facendo pressioni perché il REACH non passi all’esame del Parlamento”. Perciò, “questa è una delle battaglie più dure che abbiamo mai scatenato”.
Ha poi aggiunto che l’industria tedesca si oppone “con le unghie e con i denti”, col sostegno del governo, e questo è molto grave sia per la forza di questo paese nell’Unione europea, sia perché l’industria chimica tedesca è la più forte del continente.
D’altra parte, lo studioso dell’Università spagnola di Granada Nicolás Olea ha sottolineato la necessità dei test sui possibili effetti nocivi di qualsiasi sostanza chimica prima che questa venga messa in circolazione, poiché “la tossicità di un prodotto spesso risulta evidente solo molti anni dopo l’uso”.
Lo scienziato ha spiegato che esistono composti chimici che inquinano l’ambiente, e poi, “una volta nell’organismo umano, modificano l’equilibrio ormonale, con il rischio di disturbi visibili anche molto tempo dopo nell’individuo colpito, o persino nei figli”. Per questa ragione, egli sostiene che gli studi devono essere fatti sul lungo termine e attraverso le generazioni.
Nel manifesto presentato la scorsa settimana, si sottolinea la mancanza di informazione tossicologica e dell’esposizione a sostanze non soggette a regolamentazioni e presenti nei posti di lavoro e in un’ampia varietà di beni di consumo.
Si segnala inoltre che, al momento, la responsabilità dei test ricade sull’amministrazione pubblica, e questa deve dimostrare la presenza di danni prima di disporre l’adozione di misure preventive, il che può richiedere anni.
Allo stesso modo, si evidenzia che vi sono sostanze chimiche di cui sono dimostrate le proprietà tossiche, cancerogene, mutageniche o tossiche per la riproduzione, che pure restano in circolazione, mentre mancano norme che prevedano il rischio chimico nell’arco di tutto il ciclo di vita delle sostanze.
Di fronte a ciò, si propone che il REACH disponga la registrazione e il controllo completo, con informazioni adeguate sulla sicurezza chimica, test di tossicità e ecotossicità, per tutte le sostanze esistenti sul mercato e, in particolare, quelle che si producono per più di una tonnellata all’anno.
Nel testo di chiede anche che venga approvato il principio di sostituzione, che permetterà di eliminare dal mercato le sostanze altamente pericolose (come i disruttori endocrini), che hanno alternative sicure, e che venga stabilito un meccanismo di convalida che garantisca la qualità dell’informazione su tutte le fasi del processo produttivo.
Ong e sindacati chiedono che vengano assicurati la trasparenza nelle decisioni e l’accesso alle informazioni da parte di tutti i soggetti interessati, e che si agevoli il flusso di informazioni nel corso del ciclo di vita delle sostanze e dei prodotti che le contengono.
Un’altra richiesta è garantire che i prodotti importati che contengono sostanze chimiche siano soggetti agli stessi requisiti informativi di quelli prodotti dall’Unione europea.(FINE/2005)
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